Page 776 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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nell'operare d'Andrea la prestezza et il procedere di quell'uomo che si
contentava d'ogni cosa; oltre ciò, sodisfacendo molto a tutta la corte, fece
molti quadri e molte opere; e se egli avesse considerato donde si era
partito e dove la sorte l'aveva condotto, non ha dubbio che sarebbe salito
(lasciamo stare le ricchezze) a onoratissimo grado. Ma essendogli un
giorno, che lavorava per la madre del re un San Girolamo in penitenza,
venuto alcune lettere da Fiorenza, le quali gli scriveva la moglie, cominciò
(qualunque si fusse la cagione) a pensare di partirsi. Chiese dunque licenza
al re, dicendo di volere andare a Firenze e che, accommodate alcune sue
faccende, tornerebbe a Sua Maestà per ogni modo e che per starvi più
riposato menarebbe seco la moglie, et al ritorno suo porterebbe pitture e
sculture di pregio. Il re, fidandosi di lui, gli diede per ciò danari, et Andrea
giurò sopra il Vangelo di ritornare a lui fra pochi mesi. E così arrivato a
Fiorenza felicemente, si godé la sua bella donna parecchi mesi e gl'amici e
la città. Finalmente, passando il termine in fra 'l quale doveva ritornare al
re, egli si trovò in ultimo, fra in murare e darsi piacere e non lavorare, aver
consumati i suoi danari e quelli del re parimente. Ma nondimeno volendo
egli tornare, potettero più in lui i pianti e i preghi della sua donna che il
proprio bisogno e la fede promessa al re. Onde, non essendo (per
compiacere alla donna) tornato, il re ne prese tanto sdegno, che mai più
con diritto occhio non volle vedere per molto tempo pittori fiorentini; e
giurò che se mai gli fusse capitato Andrea alle mani, più dispiacere che
piacere gli arebbe fatto, senza avere punto di riguardo alla virtù di quello.
Così Andrea restato in Fiorenza e da uno altissimo grado venuto a uno
infimo, si tratteneva e passava tempo, come poteva il meglio.
Nella sua partita per Francia avevano gl'uomini dello Scalzo, pensando che
non dovesse mai più tornare, allogato tutto il restante dell'opera del cortile
al Francia Bigio, che già vi aveva fatto due storie; quando vedendo Andrea
tornato in Firenze fecero che egli rimise mano all'opera, e seguitando vi
fece quattro storie, l'una a canto all'altra. Nella prima è San Giovanni preso
dinanzi a Erode; nell'altra è la cena et il ballo d'Erodiana, con figure molto
accomodate et a proposito; nella terza è la decollazione di esso San
Giovanni, nella quale il maestro della iustizia mezzo ignudo è figura molto
eccellentemente disegnata, sì come sono anco tutte l'altre; nella quarta
Erodiana presenta la testa, et in questa sono alcune figure che si
maravigliano, fatte con bellissima considerazione; le quali storie sono state
un tempo lo studio e la scuola di molti giovani che oggi sono eccellenti in
queste arti. Fece in sul canto che fuor della porta a Pinti voltava per andare
agl'Ingesuati, in un tabernacolo a fresco una Nostra Donna a sedere con un
Putto in collo et un San Giovanni fanciullo che ride, fatto con arte
grandissima e lavorato così perfettamente, che è molto stimato per la