Page 781 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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maravigliò che il Papa l'avesse corsa così a un tratto, pure rispose che non
mancherebbe di servire il Duca, ma che essendo l'ornamento cattivo ne
faceva fare un nuovo, il quale come fusse messo d'oro manderebbe
sicurissimamente il quadro a Mantoa; e ciò fatto, Messer Ottaviano, per
salvare, come si dice, la capra et i cavoli, mandò segretamente per Andrea
e gli disse come il fatto stava, e che a ciò non era altro rimedio che
contrafare quello con ogni diligenza; e mandandone un simile al Duca,
ritenere, ma nascosamente, quello di mano di Raffaello. Avendo dunque
promesso Andrea di fare quanto sapeva e poteva, fatto fare un quadro
simile di grandezza et in tutte le parti, lo lavorò in casa di Messer
Ottaviano segretamente. E vi si affaticò di maniera che esso Messer
Ottaviano, intendentissimo delle cose dell'arti, quando fu finito non
conosceva l'uno dall'altro, né il proprio e vero dal simile, avendo
massimamente Andrea contrafatto insino alle macchie del sucido, come era
il vero apunto. E così, nascosto che ebbero quello di Raffaello, mandarono
quello di mano d'Andrea in un ornamento simile a Mantoa. Di che il Duca
restò soddisfattissimo, avendoglielo massimamente lodato, senza essersi
avveduto della cosa, Giulio Romano pittore e discepolo di Raffaello. Il quale
Giulio si sarebbe stato sempre in quella openione e l'arebbe creduto di
mano di Raffaello. Ma capitando a Mantoa Giorgio Vasari, il quale, essendo
fanciullo e creatura di Messer Ottaviano, aveva veduto Andrea lavorare
quel quadro, scoperse la cosa. Per che, facendo il detto Giulio molte
carezze al Vasaro e mostrandogli, dopo molte anticaglie e pitture, quel
quadro di Raffaello come la miglior cosa che vi fusse, disse Giorgio:
"L'opera è bellissima, ma non è altrimenti di mano di Raffaello". "Come
no?", disse Giulio, "non lo so io, che riconosco i colpi che vi lavorai su?".
"Voi ve gli sete dimenticati", soggiunse Giorgio, "perché questo è di mano
d'Andrea del Sarto; e per segno di ciò, eccovi un segno (e glielo mostrò)
che fu fatto in Fiorenza, perché quando erano insieme si scambiavano." Ciò
udito fece rivoltar Giulio il quadro, e visto il contrasegno, si strinse nelle
spalle, dicendo queste parole: "Io non lo stimo meno che s'ella fusse di
mano di Raffaello, anzi molto più, perché è cosa fuor di natura che un
uomo eccellente imiti sì bene la maniera d'un altro e la faccia così simile".
Basta, che si conosce che così valse la virtù d'Andrea accompagnata, come
sola. E così fu col giudizio e consiglio di Messer Ottaviano sodisfatto al
Duca e non privata Fiorenza d'una sì degna opera. La quale essendogli poi
donata dal duca Alessandro, tenne molti anni appresso di sé. E finalmente
ne fece dono al duca Cosimo, che l'ha in guardaroba con molte altre pitture
famose. Mentre che Andrea faceva questo ritratto, fece anco per il detto
Messer Ottaviano in un quadro, solo la testa di Giulio cardinal de' Medici,
che fu poi papa Clemente, simile a quella di Raffaello, che fu molto bella.