Page 787 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che quelle avessero a essere l'ultime pennellate che egli avesse a dare.
Finito l'assedio se ne stava Andrea aspettando che le cose si allargassino,
se bene con poca speranza, che il disegno di Francia gli dovesse riuscire,
essendo stato preso Giovambatista della Palla, quando Fiorenza si riempié
dei soldati del campo e di vettovaglie. Fra i quali soldati essendo alcuni
Lanzi appestati, diedero non piccolo spavento alla città e poco appresso la
lasciarono infetta. Laonde, o fusse per questo sospetto o pure perché
avesse disordinato nel mangiare, dopo aver molto in quello assedio patito,
si ammalò un giorno Andrea gravemente. E postosi nel letto giudicatissimo
senza trovar rimedio al suo male e senza molto governo, standoli più
lontana che poteva la moglie, per timor della peste, si morì (dicono) che
quasi nissuno se n'avide; e così con assai poche cirimonie gli fu nella chiesa
de' Servi vicino a casa sua dato sepoltura dagli uomini dello Scalzo, dove
sogliono sepellirsi tutti quelli di quella Compagnia. Fu la morte d'Andrea di
grandissimo danno alla sua città et all'arte, perché insino all'età di
quarantadue anni che visse, andò sempre di cosa in cosa migliorando di
sorte, che quanto più fusse vivuto, sempre averebbe accresciuto
miglioramento all'arte; perciò che meglio si va acquistando a poco a poco,
andandosi col piede più sicuro e fermo nelle difficultà dell'arte, che non si
fa in volere sforzare la natura e l'ingegno a un tratto. Né è dubbio che se
Andrea si fusse fermo a Roma, quando egli vi andò per vedere l'opere di
Raffaello e di Michelagnolo, e parimente le statue e le rovine di quella
città, che egli averebbe molto arrichita la maniera ne' componimenti delle
storie et averebbe dato un giorno più finezza e maggior forza alle sue
figure. Il che non è venuto fatto interamente, se non a chi è stato qualche
tempo in Roma a praticarle e considerarle minutamente. Avendo egli
dunque dalla natura una dolce e graziosa maniera nel disegno et un
colorito facile e vivace molto, così nel lavorare in fresco, come a olio, si
crede senza dubbio, se si fusse fermo in Roma, che egli averebbe avanzati
tutti gl'artefici del tempo suo. Ma credono alcuni che da ciò lo ritraesse
l'abondanza dell'opere che vidde in quella città di scultura e pittura, e così
antiche come moderne, et il vedere molti giovani discepoli di Raffaello e
d'altri essere fieri nel disegno e lavorare sicuri e senza stento; i quali, come
timido che egli era, non gli diede il cuore di passare. E così, facendosi
paura da sé, si risolvé per lo meglio tornarsene a Firenze, dove,
considerando a poco a poco quello che avea veduto, fece tanto profitto che
l'opere sue sono state tenute in pregio et amirate, e, che è più, imitate più
dopo la morte che mentre visse. E chi n'ha le tien care, e chi l'ha volute
vendere n'ha cavato tre volte più che non furono pagate a lui, atteso che
delle sue cose ebbe sempre poco prezzo, sì perché era, come si è detto,
timido di natura, e sì perché certi maestri di legname, che allora