Page 788 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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lavoravano le migliori cose in casa de' cittadini, non gli facevano mai
allogare alcun'opera, per servire gl'amici loro, se non quando sapevano che
Andrea avesse gran bisogno, nel qual tempo si contentava d'ogni pregio.
Ma questo non toglie che l'opere sue non siano rarissime e che non ne sia
tenuto grandissimo conto e meritamente, per essere egli stato de' maggiori
e migliori maestri, che siano stati insin qui.
Sono nel nostro libro molti disegni di sua mano, e tutti buoni, ma
particolarmente è bello affatto quello della storia che fece al Poggio,
quando a Cesare è presentato il tributo di tutti gl'animali orientali; il quale
disegno, che è fatto di chiaro scuro, è cosa rara et il più finito che Andrea
facesse mai; avenga che quando egli disegnava le cose di naturale per
metterle in opera faceva certi schizzi così abbozzati, bastandogli vedere
quello che faceva il naturale. Quando poi gli metteva in opera gli
conduceva a perfezzione. Onde i disegni gli servivano più per memoria di
quello che aveva visto che per copiare a punto da quelli le sue pitture.
Furono i discepoli d'Andrea infiniti, ma non tutti fecero il medesimo studio
sotto la disciplina di lui, perché vi dimorarono chi poco e chi assai, non per
colpa d'Andrea, ma della donna sua, che senza aver rispetto a nessuno,
comandando a tutti imperiosamente gli teneva tribolati. Furono dunque
suoi discepoli Iacopo da Puntormo, Andrea Sguazzella, che tenendo la
maniera d'Andrea, ha lavorato in Francia un palazzo fuor di Parigi, che è
cosa molto lodata; il Solosmeo, Pierfrancesco di Iacopo di Sandro, il qual
ha fatto in Santo Spirito tre tavole, e Francesco Salviati e Giorgio Vasari
aretino, che fu compagno del detto Salviati, ancor che poco dimorasse con
Andrea; Iacopo del Conte fiorentino e Nannoccio, ch'oggi è in Francia col
cardinale Tornone in bonissimo credito. Similmente Iacopo, detto Iacone fu
discepolo d'Andrea e molto amico suo et imitatore della sua maniera. Il
quale Iacone, mentre visse Andrea si valse assai di lui, come appare in
tutte le sue opere e massimamente nella facciata del cavalier
Buondelmonti in sulla piazza di S. Trinità. Restò dopo la sua morte erede
dei disegni d'Andrea e dell'altre cose dell'arte Domenico Conti, che fece
poco profitto nella pittura, al quale furono da alcuni (come si crede)
dell'arte rubati una notte tutti i disegni e cartoni et altre cose che aveva
d'Andrea. Né mai si è potuto sapere chi que' tali fussero. Domenico Conti
adunque, come non ingrato de' benefizii ricevuti dal suo maestro e
disideroso di dargli dopo la morte quelli onori che meritava, fece sì che la
cortesia di Raffaello da Montelupo gli fece un quadro assai ornato di
marmo, il quale fu nella chiesa de' Servi murato in un pilastro, con questo
epitaffio fattogli dal dottissimo Messer Pier Vettori, allora giovane: