Page 845 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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un vano d'una spalliera che fu cosa bellissima; e similmente per Agnolo
Doni in una camera molti quadri, di variate e bizzarre grottesche. E perché
si dilettava ancora di figure, lavorò alcuni tondi di Madonne, tentando se
poteva in quelle divenir famoso, come era tenuto. Perché venutogli a noia
lo stare a Fiorenza, si trasferì a Vinegia. E con Giorgione da Castelfranco,
ch'allora lavorava il Fondaco de' tedeschi, si mise ad aiutarlo, facendo gli
ornamenti di quella opera. E così in quella città dimorò molti mesi, tirato
dai piaceri e dai diletti che per il corpo vi trovava. Poi se ne andò nel Friuli
a fare opere, né molto vi stette, che faccendo i signori viniziani soldati, egli
prese danari; e senza avere molto esercitato quel mestiero, fu fatta
capitano di dugento soldati. Era allora lo essercito de' Viniziani condottosi a
Zara di Schiavonia, dove appiccandosi un giorno una grossa scaramuccia, il
Morto desideroso d'acquistar maggior nome in quella professione, che nella
pittura non aveva fatto, andando valorosamente innanzi e combattendo in
quella baruffa, rimase morto, come nel nome era stato sempre, d'età
d'anni 45. Ma non sarà già mai nella fama morto, perché coloro che l'opere
della eternità nelle arti manovali esercitano e di loro lasciano memoria
dopo la morte, non possono per alcun tempo già mai sentire la morte delle
fatiche loro. Perciò che gli scrittori grati fanno fede delle virtù di essi. Però
molto deverebbono gli artefici nostri spronar se stessi con la frequenza
degli studi, per venire a quel fine che rimanesse ricordo di loro per opere e
per scritti, perché ciò facendo darebbono anima e vita a loro et all'opere
ch'essi lasciano dopo la morte. Ritrovò il Morto le grottesche più simili alla
maniera antica, ch'alcuno altro pittore, e per questo merita infinite lodi, da
che per il principio di lui sono oggi ridotte dalle mani di Giovanni da Udine
e di altri artefici a tanta bellezza e bontà, quanto si vede. Ma se bene il
detto Giovanni et altri l'hanno ridotte a estrema perfezzione, non è però
che la prima lode non sia del Morto, che fu il primo a ritrovarle e mettere
tutto il suo studio in questa sorte di pitture, chiamate grottesche per
essere elleno state trovate, per la maggior parte, nelle grotte delle rovine
di Roma, senza che ognun sa che è facile aggiugnere alle cose trovate.
Seguitò nella professione delle grottesche in Fiorenza Andrea Feltrini detto
di Cosimo, perché fu discepolo di Cosimo Rossegli per le figure, che le
faceva acconciamente; e poi dal Morto per le grottesche, come s'è
ragionato, il quale ebbe dalla natura in questo genere Andrea tanta
invenzione e grazia, che trovò il far le fregiature maggiori e più copiose e
piene, e che hanno un'altra maniera che le antiche, rilegandole con più
ordine insieme, l'accompagnò con figure che né in Roma, né in altro luogo
che in Fiorenza non se ne vede. Dove egli, se ne lavorò gran quantità, non
fu nessuno che lo passassi mai di eccellenzia in questa parte. Come si vede
in Santa Croce di Fiorenza l'ornamento dipinto, la predella a grottesche