Page 847 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dilettava lavorar tutto il giorno, né voleva inpacci di nessuna sorte; là dove
si accompagnò con Mariotto di Francesco Mettidoro, persona nel suo
mestiero de' più valenti e pratichi che avessi mai tutta l'arte, et
accortissimo nel pigliare opere, e molto destro nel riscuotere e far facende;
il quale aveva anche messo Raffaello di Biagio Mettidoro in compagnia
loro, e tre lavoravano insieme col partire in terzo tutto il guadagno
dell'opere che facevano, che così durò quella compagnia fino alla morte di
ciascuno, che Mariotto a morire fu l'ultimo. E tornando all'opere di Andrea,
dico che e' fece a Giovan Maria Benintendi tutti e palchi di casa sua e gli
ornamenti delle anticamere, dove son le storie colorite dal Francia Bigio e
da Iacopo da Puntormo. Andò col Francia al Poggio, e gli ornamenti di
quelle storie condusse di terretta che non è possibile veder meglio. Lavorò
per il cavaliere Guidotti nella via Larga di sgraffito la sua facciata, e
parimente a Bartolomeo Panciatichi un'altra della casa che e' murò sulla
piazza degl'Agli, oggi di Ruberto de' Ricci, bellissima. Né si può dire le
fregiature, i cassoni, i forzieri e la quantità de' palchi che Andrea di sua
mano lavorò, che per esserne tutta questa città piena, lasserò il
commemorarlo; né anche tacerò i tondi delle arme di diverse sorte fatte da
lui, che non si faceva nozze che non avessi or di questo or di quello
cittadino la bottega piena; né si fece mai opere di fogliature di broccati vari
e di tele e drappi d'oro tessuti, che lui non ne facessi disegno e con tanta
grazia, varietà e bellezza, che diede spirito e vita a tutte queste cose. E se
Andrea avessi conosciuto la virtù sua, arebbe fatto una ricchezza
grandissima, ma gli bastò vivere et avere amore all'arte.
Né tacerò che nella gioventù mia servendo il duca Alessandro de' Medici
quando venne Carlo Quinto a Fiorenza, mi fu dato a fare le bandiere del
Castello o vero Cittadella, che si chiami oggi, dove ci fu uno stendardo che
era diciotto braccia in aste e quaranta lungo, di drappo chermisi, dove
andò a torno fregiature d'oro con l'imprese di Carlo V imperadore e di casa
Medici, e nel mezzo l'arme di Sua Maestà, nel quale andò dentro
quarantacinque migliaia d'oro in fogli, dove io chiamai per aiuto Andrea per
le fregiature e Mariotto per metter d'oro, che molte cose imparai da quello
uomo pien di amore e di bontà verso coloro che studiano l'arte, dove fu
tale la pratica di Andrea, che oltre che me ne servii in molte cose per gli
archi che si feciono nella entrata di Sua Maestà, me lo volsi in compagnia
insieme col Tribolo, venendo madama Margherita figliuola di Carlo V a
marito al duca Alessandro, per l'apparato che io feci nella casa del
Magnifico Ottaviano de' Medici da San Marco, che si ornò di grottesche per
man sua, di statue per le mani del Tribolo, e per figure e storie di mia
mano. Ultimamente nelle essequie del duca Alessandro si adoperò assai, e
molto più nelle nozze del duca Cosimo, ché tutte le imprese del cortile