Page 855 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 855
quella rovina avea tronca a Francesco di acquistarsi scienza, onore e roba,
deliberò, vedendo Roma poco meno che rovinata et il papa prigione degli
Spagnuoli, ricondurlo a Parma. E così, inviatolo verso la patria, si rimase
egli per alcuni giorni in Roma, dove dipositò la tavola fatta per madonna
Maria Bufolina ne' frati della Pace; nel refettorio de' quali, essendo stata
molti anni, fu poi da Messer Giulio Bufolini condotta nella lor chiesa a Città
di Castello.
Arrivato Francesco a Bologna, e trattenendosi con molti amici, e
particolarmente in casa d'un sellaio parmigiano suo amicissimo, dimorò,
perché la stanza gli piaceva, alcuni mesi in quella città; nel qual tempo
fece intagliare alcune stampe di chiaro scuro, e fra l'altre la decollazione di
San Piero e S. Paulo et un Diogene grande. Ne mise anco a ordine molte
altre per farle intagliare in rame e stamparle, avendo appresso di sé per
questo effetto un maestro, Antonio da Trento, ma non diede per allora a
cotal pensiero effetto, perché gli fu forza metter mano a lavorare molti
quadri et altre opere per gentiluomini bolognesi. E la prima pittura che
fusse in Bologna veduta di sua mano, fu in San Petronio alla capella de'
Monsignori un San Rocco di molta grandezza, al quale diede bellissima aria
e fecelo in tutte le parti bellissimo, imaginandoselo alquanto sollevato dal
dolore che gli dava la peste nella coscia, il che dimostra guardando con la
testa alta il cielo in atto di ringraziarne Dio, come i buoni fanno eziandio
dell'avversità che loro adivengono. La quale opera fece per un Fabrizio da
Milano, il quale ritrasse dal mezzo in su in quel quadro a man giunte, che
par vivo; come pare anche naturale un cane che vi è, e certi paesi che sono
bellissimi, essendo in ciò particolarmente Francesco eccellente. Fece poi
per l'Albio, medico parmigiano, una conversione di San Paulo con molte
figure e con un paese, che fu cosa rarissima. Et al suo amico sellaio ne fece
un altro di straordinaria bellezza, dentrovi una Nostra Donna volta per
fianco con bell'attitudine, e parecchie altre figure. Dipinse al conte Giorgio
Manzuoli un altro quadro, e due tele a guazzo per maestro Luca dai Leuti
con certe figurette tutte ben fatte e graziose.
In questo tempo il detto Antonio da Trento, che stava seco per intagliare,
una mattina che Francesco era ancora in letto, apertogli un forziere, gli
furò tutte le stampe di rame e di legno e quanti disegni avea, et
andatosene col diavolo, non mai più se ne seppe nuova. Tuttavia riebbe
Francesco le stampe, avendole colui lasciate in Bologna a un suo amico,
con animo forse di riaverle con qualche comodo, ma i disegni non poté già
mai riavere; per che mezzo disperato, tornando a dipignere, ritrasse per
aver danari non so che conte bolognese, e dopo fece un quadro di Nostra
Donna con un Cristo che tiene una palla di mappamondo; ha la Madonna
bellissima aria, et il putto è similmente molto naturale, perciò che egli usò

