Page 854 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Michelagnolo Buonarroti e di Raffaello da Urbino; lo spirito del qual
Raffaello si diceva poi esser passato nel corpo di Francesco, per vedersi
quel giovane nell'arte raro e ne' costumi gentile e grazioso, come fu
Raffaello, e, che è più, sentendosi quanto egli s'ingegnava d'immitarlo in
tutte le cose, ma sopra tutto nella pittura; il quale studio non fu invano,
perché molti quadretti che fece in Roma, la maggior parte de' quali
vennero poi in mano del cardinal Ipolito de' Medici, erano veramente
maravigliosi, sì come è un tondo d'una bellissima Nunziata che egli fece a
Messer Agnolo Cesis, il quale è oggi nelle case loro come cosa rara
stimato. Dipinse similmente in un quadro la Madonna con Cristo, alcuni
Angioletti et un San Giuseppo, che sono belli in estremo per l'aria delle
teste, pel colorito e per la grazia e diligenza con che si vede esser stati
dipinti. La quale opera era già appresso Luigi Gaddi et oggi dee essere
appresso gl'eredi. Sentendo la fama di costui, il signor Lorenzo Cibo,
capitano della guardia del papa e bellissimo uomo, si fece ritrarre da
Francesco; il quale si può dire che non lo ritraesse, ma lo facesse di carne e
vivo. Essendogli poi dato a fare per madonna Maria Bufolina da Città di
Castello, una tavola che dovea porsi in San Salvatore del Lauro, in una
capella vicina alla porta, fece in essa Francesco una Nostra Donna in aria
che legge et ha un Fanciullo fra le gambe, et in terra con straordinaria e
bella attitudine ginocchioni con un piè, fece un San Giovanni che torcendo il
torso accenna Cristo fanciullo, et in terra a giacere in scorto è un San
Girolamo in penitenza che dorme. Ma quest'opera non gli lasciò condurre a
perfezzione la rovina et il sacco di Roma del 1527, la quale non solo fu
cagione che all'arti per un tempo si diede bando, ma ancora che la vita a
molti artefici fu tolta; e mancò poco che Francesco non la perdesse ancor
egli; perciò che in sul principio del sacco era egli sì intento a lavorare, che
quando i soldati entravano per le case, e già nella sua erano alcuni
tedeschi, egli per rumore che facessero non si moveva dal lavoro; per che
sopragiugnendogli essi e vedendolo lavorare, restarono in modo stupefatti
di quell'opera, che come galantuomini che doveano essere, lo lasciarono
seguitare. E così mentre che l'impiissima crudeltà di quelle genti barbare
rovinava la povera città, e parimente le profane e sacre cose, senza aver
rispetto né a Dio, né agl'uomini, egli fu da que' tedeschi proveduto e
grandemente stimato, e da ogni ingiuria difeso. Quanto disagio ebbe per
allora si fu che, essendo un di loro molto amatore delle cose di pittura, fu
forzato a fare un numero infinito di disegni d'acquerello e di penna, i quali
furono il pagamento della sua taglia. Ma nel mutarsi poi i soldati, fu
Francesco vicino a capitar male perché, andando a cercare d'alcuni amici,
fu da altri soldati fatto prigione, e bisognò che pagasse certi pochi scudi,
che aveva, di taglia. Onde il zio, dolendosi di ciò e della speranza che