Page 856 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 856
di far sempre nel volto de' putti una vivacità propriamente puerile, che fa
conoscere certi spiriti acuti e maliziosi che hanno bene spesso i fanciulli;
abbigliò ancora la Nostra Donna con modi straordinarii, vestendola d'un
abito che avea le maniche di veli gialletti e quasi vergati d'oro, che nel
vero avea bellissima grazia, facendo parere le carni vere e delicatissime,
oltra che non si possono vedere capegli dipinti meglio lavorati. Questo
quadro fu dipinto per Messer Pietro Aretino, ma venendo in quel tempo
papa Clemente a Bologna, Francesco glielo donò; poi, comunche s'andasse
la cosa, egli capitò alle mani di Messer Dionigi Gianni, et oggi l'ha Messer
Bartolomeo suo figliuolo, che l'ha tanto accommodato, che ne sono state
fatte (cotanto è stimato) cinquanta copie. Fece il medesimo alle monache
di Santa Margherita in Bologna, in una tavola, una Nostra Donna, Santa
Margherita, San Petronio, San Girolamo e San Michele, tenuta in somma
venerazione sì come merita, per essere nell'aria delle teste et in tutte
l'altre parti, come le cose di questo pittore sono tutte quante. Fece ancora
molti disegni, e particolarmente alcuni per Girolamo del Lino, et a Girolamo
Fagiuoli orefice et intagliatore, che gli cercò per intagliargli in rame, i quali
disegni sono tenuti graziosissimi. Fece a Bonifazio Gozadino il suo ritratto
di naturale e quello della moglie, che rimase imperfetto. Abbozzò anco un
quadro d'una Madonna, il quale fu poi venduto in Bologna a Giorgio Vasari
aretino, che l'ha in Arezzo nelle sue case nuove e da lui fabricate, con
molte altre nobili pitture, sculture e marmi antichi, Quando l'imperadore
Carlo Quinto fu a Bologna perché l'incoronasse Clemente Settimo,
Francesco, andando talora a vederlo mangiare, fece senza ritrarlo l'imagine
di esso Cesare a olio in un quadro grandissimo, et in quello dipinse la Fama
che lo coronava di lauro, et un fanciullo in forma d'un Ercole piccolino che
gli porgeva il mondo quasi dandogliene il dominio. La quale opera, finita
che fu, la fece vedere a papa Clemente, al quale piacque tanto che mandò
quella e Francesco insieme, accompagnati dal vescovo di Vasona, allora
datario, all'imperadore. Onde essendo molto piaciuta a Sua Maestà, fece
intendere che si lasciasse; ma Francesco, come mal consigliato da un suo
poco fedele o poco saputo amico, dicendo che non era finita, non la volle
lasciare; e così Sua Maestà non l'ebbe et egli non fu, come sarebbe stato
senza dubbio, premiato. Questo quadro, essendo poi capitato alle mani del
cardinale Ipolito de' Medici, fu donato da lui al cardinale di Mantoa, et oggi
è in guardaroba di quel Duca, con molte altre belle e nobilissime pitture.
Dopo essere stato Francesco, come si è detto, tanti anni fuor della patria e
molto esperimentatosi nell'arte, senza aver fatto però acquisto nessuno di
facultà, ma solo d'amici, se ne tornò finalmente, per sodisfare a molti amici
e parenti, a Parma; dove, arrivato, gli fu subito dato a lavorare in fresco
nella chiesa di Santa Maria della Steccata, una volta assai grande; ma