Page 857 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 857





perché inanzi alla volta era un arco piano che girava secondo la volta a uso
di faccia, si mise a lavorare prima quello come più facile, e vi fece sei
figure, due colorite e quattro di chiaro scuro molto belle; e fra l'una e l'altra
alcuni molto belli ornamenti, che mettevano in mezzo rosoni di rilievo. I

quali egli da sé, come capriccioso, si mise a lavorare di rame, facendo in
essi grandissime fatiche. In questo medesimo tempo fece al cavalier
Baiardo, gentiluomo parmigiano e suo molto familiare amico, in un quadro
un Cupido che fabrica di sua mano un arco: a' piè del quale fece due putti,

che sedendo uno piglia l'altro per un braccio e ridendo vuol che tocchi
Cupido con un dito, e quegli, che non vuol toccarlo, piange mostrando aver
paura di non cuocersi al fuoco d'amore. Questa pittura, che è vaga per
colorito, ingegnosa per invenzione e graziosa per quella sua maniera che è

stata et è dagl'artefici e da chi si diletta dell'arte imitata et osservata
molto, è oggi nello studio del signor Marcantonio Cavalca, erede del
cavalier Baiardo, con molti disegni che ha raccolti, di mano del medesimo,
bellissimi e ben finiti d'ogni sorte, sì come sono ancora quelli che pur di

mano di Francesco sono nel nostro libro in molte carte, e particolarmente
quello della decollazione di San Piero e San Paulo che, come si è detto,
mandò poi fuori in stampe di legno e di rame stando in Bologna. Alla
chiesa di Santa Maria de' Servi fece in una tavola la Nostra Donna col

Figliuolo in braccio che dorme, e da un lato certi Angeli, uno de' quali ha in
braccio un'urna di cristallo, dentro la quale riluce una croce contemplata
dalla Nostra Donna. La quale opera, perché non se ne contentava molto,
rimase imperfetta; ma nondimeno è cosa molto lodata in quella sua

maniera piena di grazia e di bellezza.
Intanto cominciò Francesco a dismettere l'opera della Steccata, o almeno a

fare tanto adagio, che si conosceva che v'andava di male gambe. E questo
avveniva perché, avendo cominciato a studiare le cose dell'alchimia, aveva
tralasciato del tutto le cose della pittura, pensando di dover tosto aricchire
congelando mercurio. Per che stillandosi il cervello, non con pensare belle

invenzioni, né con i pennelli o mestiche, perdeva tutto il giorno in
tramenare carboni, legne, bocce di vetro et altre simili bazicature che gli
facevano spendere più in un giorno, che non guadagnava a lavorare una
settimana alla capella della Steccata; e non avendo altra entrata, e pur

bisognandogli anco vivere, si veniva così consumando con questi suoi
fornelli a poco a poco. E, che fu peggio, gl'uomini della Compagnia della
Steccata, vedendo che egli avea del tutto tralasciato il lavoro, avendolo per
aventura, come si fa, soprapagato, gli messero lite; onde egli per lo

migliore si ritirò, fuggendosi una notte con alcuni amici suoi a
Casalmaggiore; dove, uscitogli alquanto di capo l'alchimie, fece per la
chiesa di Santo Stefano, in una tavola, la Nostra Donna in aria, e da basso
   852   853   854   855   856   857   858   859   860   861   862