Page 895 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI FALCONETTO, ARCHITETTO VERONESE
Stefano Veronese, pittore rarissimo de' suoi tempi, come si è detto, ebbe
un fratello carnale chiamato Giovan Antonio il quale se bene imparò a
dipignere dal detto Stefano, non però riuscì se non meno che mezzano
dipintore, come si vede nelle sue opere, delle quali non accade far
menzione. Di costui nacque un figliuolo che similmente fu dipintore di cose
dozzinali, chiamato Iacopo, e di Iacopo nacquero Giovanmaria detto
Falconetto, del quale scriviamo la vita, e Giovan Antonio. Questo ultimo
attendendo alla pittura, dipinse molte cose in Roveretto, castello molto
onorato nel Trentino, e molti quadri in Verona che sono per le case de'
privati. Similmente dipinse nella valle dell'Adice sopra Verona molte cose,
et in Sacco, riscontro a Roveretto, in una tavola San Niccolò con molti
animali, e molte altre, dopo le quali finalmente si morì a Roveretto dove
era andato ad abitare. Costui fece sopra tutto begli animali e frutti, de'
quali molte carte miniate, e molto belle, furono portate in Francia dal
Mondella veronese, e molte ne furono date da Agnolo suo figliuolo a
Messer Girolamo Lioni in Vinezia, gentiluomo di bellissimo spirito.
Ma venendo oggimai a Giovanmaria, fratello di costui, egli imparò i principii
della pittura dal padre e gli aggrandì e migliorò assai, ancor che non fusse
anch'egli pittore di molta reputazione, come si vede nel Duomo di Verona,
alle capelle de' Maffei e degl'Emili; et in San Nazzaro, nella parte superiore
della cupola et in altri luoghi. Avendo dunque conosciuta costui la poca
perfezzione del suo lavorare nella pittura, e dilettandosi sopra modo
dell'architettura, si diede a osservare e ritrarre con molta diligenza tutte
l'antichità di Verona sua patria. Risoltosi poi di voler vedere Roma, e da
quelle maravigliose reliquie, che sono il vero maestro, imparare
l'architettura, là se n'andò, e vi stette dodici anni interi: il qual tempo
spese, per la maggior parte, in vedere e disegnare tutte quelle mirabili
antichità, cavando in ogni luogo tanto che potesse vedere le piante e
ritrovare tutte le misure. Né lasciò cosa in Roma, o di fabrica o di membra,
come sono cornici, colonne e capitegli di qual si voglia ordine, che tutto
non disegnasse di sua mano con tutte le misure. Ritrasse anco tutte le
sculture che furono scoperte in que' tempi. Di maniera che dopo detti
dodici anni, ritornò alla patria richissimo di tutti i tesori di quest'arte. E non
contento delle cose della città propria di Roma, ritrasse quanto era di bello
e buono in tutta la campagna di Roma infino nel regno di Napoli, nel
ducato di Spoleto et in altri luoghi. E perché essendo povero non aveva
Giovanmaria molto il modo da vivere, né da trattenersi in Roma, dicono
che due o tre giorni della settimana aiutava a qualcuno lavorare di pittura;