Page 896 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 896
e di quel guadagno, essendo allora i maestri ben pagati, e buon vivere,
vivea gl'altri giorni della settimana, attendendo ai suoi studii d'architettura.
Ritrasse dunque tutte le dette anticaglie come fussero intere, e le
rappresentò in disegno, dalle parti e dalle membra, cavando la verità e
l'integrità di tutto il resto del corpo di quelli edifizii con sì fatte misure e
proporzioni che non potette errare in parte alcuna.
Ritornato dunque Giovanmaria a Verona e non avendo occasione di
esercitare l'architettura, essendo la patria in travaglio per mutazione di
stato, attese per allora alla pittura e fece molte opere. Sopra la casa di
que' della Torre lavorò un'arme grande con certi trofei sopra, e per certi
signori tedeschi, consiglieri di Massimiliano imperatore, lavorò a fresco in
una facciata della chiesa piccola di San Giorgio alcune cose della Scrittura,
e vi ritrasse que' due signori tedeschi grandi quanto il naturale, uno da
una, l'altro dall'altra parte ginocchioni. Lavorò a Mantoa al signor Luigi
Gonzaga cose assai, et a Osmo nella marca d'Ancona alcun'altre. E mentre
che la città di Verona fu dell'imperatore, dipinse sopra tutti gl'edifizii publici
l'armi imperiali et ebbe perciò buona provisione et un privilegio
dall'imperatore, nel quale si vede che gli concesse molte grazie et
essenzioni, sì per lo suo ben servire nelle cose dell'arte e sì perché era
uomo di molto cuore, terribile e bravo con l'arme in mano; nel che poteva
anco aspettarsi da lui valorosa e fedel servitù, e massimamente tirandosi
dietro, per lo gran credito che aveva appresso i vicini, il concorso di tutto il
popolo che abitava il borgo di San Zeno, che è parte della città molto
popolosa e nella quale era nato e vi aveva preso moglie, nella famiglia de'
Provali. Per queste cagioni adunque, avendo il seguito di tutti quelli della
sua contrada, non era per altro nome nella città chiamato che il Rosso di S.
Zeno.
Per che, mutato lo stato della città e ritornata sotto gl'antichi suoi signori
viniziani, Giovanmaria, come colui che avea seguito la parte imperiale, fu
forzato, per sicurtà della vita, partirsi. E così andato a Trento, vi si
trattenne, dipignendo alcune cose, certo tempo. Ma finalmente, rassettate
le cose, se n'andò a Padoa, dove fu prima conosciuto e poi molto favorito
da monsignor reverendissimo Bembo, che poco appresso lo fece conoscere
al magnifico Messer Luigi Cornaro, gentiluomo viniziano d'alto spirito e
d'animo veramente regio, come ne dimostrano tante sue onoratissime
imprese. Questi dunque dilettandosi, oltre all'altre sue nobilissime parti,
delle cose d'architettura, la cognizione della quale è degna di qualunche
gran principe, et avendo perciò vedute le cose di Vetruvio, di Leonbattista
Alberti e d'altri che hanno scritto in questa professione, e volendo mettere
le cose che aveva imparato in pratica, veduti i disegni di Falconetto e con
quanto fondamento parlava di queste cose, e chiariva tutte le difficultà che