Page 916 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Leone Decimo, per la virtù et opere di Piermaria da Pescia, che fu
grandissimo imitatore delle cose antiche. E gli fu concorrente Michelino,
che valse non meno di lui nelle cose piccole e grandi, e fu tenuto un
grazioso maestro. Costoro apersono la via a quest'arte tanto difficile, poi
che intagliando in cavo, che è proprio un lavorare al buio, da che non serve
ad altro che la cera per occhiali a vedere di mano in mano quel che si fa,
ridussono finalmente che Giovanni da Castel Bolognese e Valerio Vicentino
e Matteo dal Nasaro et altri facessino tante bell'opere che noi faremo
memoria. E per dar principio dico che Giovanni Bernardi da Castel
Bolognese, il quale nella sua giovanezza, stando appresso il duca Alfonso
di Ferrara, gli fece, in tre anni che vi stette onoratamente, molte cose
minute, delle quali non accade far menzione; ma di cose maggiori la prima
fu che egli fece, in un pezzo di cristallo incavato, tutto il fatto d'arme della
Bastia, che fu bellissimo; e poi in un incavo d'acciaio il ritratto di quel Duca,
per far medaglie, e nel riverso Gesù Cristo preso dalle turbe. Dopo, andato
a Roma, stimolato dal Giovio, per mezzo d'Ipolito cardinale de' Medici e di
Giovanni Salviati cardinale, ebbe commodità di ritrarre Clemente Settimo,
onde ne fece un incavo per medaglie che fu bellissimo, e nel rovescio
quando Ioseffo si manifestò a' suoi fratelli. Di che fu da Sua Santità
rimunerato col dono d'una mazza, che è un uffizio, del quale cavò poi al
tempo di Paolo Terzo, vendendolo, dugento scudi. Al medesimo Clemente
fece in quattro tondi di cristallo i quattro Evangelisti, che furono molto
lodati e gl'acquistarono la grazia e l'amicizia di molti reverendissimi; ma
particolarmente quella del Salviati e del detto Ippolito cardinale de' Medici,
unico rifugio de' vertuosi, il quale ritrasse in medaglie d'acciaio et al quale
fece di cristallo quando ad Alessandro Magno è presentata la figliuola di
Dario. E dopo, venuto Carlo V a Bologna a incoronarsi, fece il suo ritratto in
un acciaio; et improntata una medaglia d'oro, la portò subito
all'imperatore, il quale gli donò cento doble d'oro, facendolo ricercare se
voleva andar seco in Ispagna. Il che Giovanni ricusò con dire che non potea
partirsi dal servizio di Clemente e d'Ippolito cardinale, per i quali avea
alcuna opera cominciata, che ancora era imperfetta.
Tornato Giovanni a Roma, fece al detto cardinale de' Medici il ratto delle
Sabine, che fu bellissimo; per le quali cose, conoscendosi di lui molto
debitore il cardinale, gli fece infiniti doni e cortesie, ma quello fu di tutti
maggiore quando, partendo il cardinale per Francia, accompagnato da
molti signori e gentiluomini, si voltò a Giovanni che vi era fra gl'altri e,
levatasi dal collo una piccola collana, alla quale era appiccato un cammeo
che valeva oltre seicento scudi, gliele diede dicendogli che lo tenesse
insino al suo ritorno, con animo di sodisfarlo poi di quanto conosceva che
era degna la virtù di Giovanni. Il quale cardinale morto, venne il detto