Page 950 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 950
battute, che se il governo della Sede apostolica fusse lungamente durato
nelle sue mani, interveniva a Roma nel suo pontificato quello che
intervenne altra volta, quando tutte le statue avanzate alle rovine de' Gotti
(così le buone, come le ree) furono condennate al fuoco. E già aveva
cominciato Adriano (forse per imitare i pontefici de' già detti tempi) a
ragionare di volere gettare per terra la capella del divino Michelagnolo,
dicendo ell'era una stufa d'ignudi. E sprezzando tutte le buone pitture e le
statue, le chiamava lascivie del mondo, e cose obbrobriose et abominevoli.
La qual cosa fu cagione, che non pure Antonio, ma tutti gl'altri begl'ingegni
si fermarono in tanto che al tempo di questo pontefice non si lavorò, non
che altro, quasi punto alla fabbrica di S. Pietro. Alla quale doveva pur al
meno essere affezionato poiché dell'altre cose mondane si volle tanto
mostrare nimico. Perciò dunque, attendendo Antonio a cose di non molta
importanza, restaurò sotto questo Pontefice le navi piccole della chiesa di
S. Iacopo degli Spagnuoli, et accomodò la facciata dinanzi con bellissimi
lumi. Fece lavorare il tabernacolo dell'imagine di Ponte, di trivertino; il
quale, benché piccolo sia, ha però molta grazia. Nel quale poi lavorò Perino
del Vaga a fresco una bella operetta.
Erano già le povere virtù, per lo vivere d'Adriano, mal condotte, quando il
cielo, mosso a pietà di quelle, volle con la morte d'uno farne risuscitar
mille; onde lo levò del mondo e gli fece dar luogo a chi meglio doveva
tenere tal grado e con altro animo governare le cose del mondo. Per che
creato papa Clemente Settimo, pieno di generosità, seguitando le vestigie
di Leone e degl'altri antecessori della sua illustrissima famiglia, si pensò
che, avendo nel cardinalato fatto belle memorie, dovesse nel papato
avanzare tutti gl'altri di rinovamenti di fabbriche et adornamenti. Questa
elezzione, adunque, fu di refrigerio a molti virtuosi, et ai timidi et ingegnosi
animi, che si erano aviliti, grandissimo fiato e disideratissima vita. I quali
per ciò risurgendo, fecero poi quell'opere bellissime che al presente
veggiamo. E primieramente Antonio, per commessione di Sua Santità
messo in opera, subito rifece un cortile in palazzo dinanzi alle logge, che
già furon dipinte con ordine di Raffaello; il quale cortile fu di grandissimo
comodo e bellezza, perché dove si andava prima per certe vie storte e
strette, allargandole Antonio e dando loro miglior forma, le fece comode e
belle. Ma questo luogo non istà oggi in quel modo che lo fece Antonio:
perché papa Giulio Terzo ne levò le colonne che vi erano di granito per
ornarne la sua vigna, et alterò ogni cosa. Fece Antonio in Banchi la facciata
della Zecca vecchia di Roma con bellissima grazia, in quello angolo girato
in tondo che è tenuto cosa difficile e miracolosa; et in quell'opera mise
l'arme del Papa. Rifondò il resto delle logge papali, che per la morte di
Leone non s'erano finite, e per la poca cura d'Adriano non s'erano