Page 952 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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levano dai fondamenti hanno facultà di potere alzarsi, abbassarsi e
condurla a quella perfezzione che vogliono e fanno migliore, senza essere
da alcuna cosa impediti; il che non aviene a chi ha da regolare o restaurare
le cose cominciate da altri, e mal condotte o dall'artefice o dagl'avenimenti
della fortuna, onde si può dire che Antonio risuscitasse un morto e facesse
quello che quasi non era possibile. E fatte queste cose, ordinò ch'ella si
coprisse di piombo, e diede ordine come si avesse a condurre quello che
restava da farsi, e così per opera di lui ebbe quel famoso tempio miglior
forma e miglior grazia che prima non aveva, e speranza di lunghissima
vita.
Tornato poi a Roma, dopo che quella città era stata messa a sacco,
avendosi il papa in Orvieto, vi pativa la corte grandissimo disagio d'acqua.
Onde, come volle il Pontefice, murò Antonio un pozzo tutto di pietra in
quella città, largo venticinque braccia, con due scale a chiocciola intagliate
nel tufo, l'una sopra l'altra, secondo che il pozzo girava; nel fondo del qual
pozzo si scende, per le dette due scale a lumaca, in tal maniera che le
bestie che vanno per l'acqua entrano per una porta e calano per una delle
due scale, e arrivate in sul ponte, dove si carica l'acqua, senza tornare
indietro passano all'altro ramo della lumaca, che gira sopra quella della
scesa, e per un'altra porta diversa, e contraria alla prima, riescono fuori del
pozzo. La qual opera, che fu cosa ingegnosa, comoda e di maravigliosa
bellezza, fu condotta quasi a fine inanzi che Clemente morisse. E perché
restava solo a farsi la bocca di esso pozzo, la fece finire papa Paulo Terzo,
ma non come aveva ordinato Clemente col consiglio d'Antonio, che fu
molto per così bell'opera comendato. È certo che gl'antichi non fecero mai
edifizio pari a questo né d'industria, né d'artifizio; essendo in quello così
fatto il tondo del mezzo, che infino al fondo dà lume, per alcune finestre,
alle due scale sopra dette. Mentre si faceva quest'opera ordinò l'istesso
Antonio la fortezza d'Ancona, la quale fu col tempo condotta al suo fine.
Deliberando poi papa Clemente, al tempo che Alessandro de' Medici suo
nipote era duca di Fiorenza, di fare in quella città una fortezza
inespugnabile, il signor Alessandro Vitelli, Pierfrancesco da Viterbo et
Antonio ordinarono e fecero condurre con tanta prestezza quel castello, o
vero fortezza, che è tra la porta il Prato e San Gallo, che mai niuna fabbrica
simile antica o moderna fu condotta sì tosto al suo termine; et in un
torrione, che fu il primo a fondarsi, chiamato il Toso, furono messi molti
epigrammi e medaglie, con cirimonie e solennissima pompa. La quale
opera è celebrata oggi per tutto il mondo e tenuta inespugnabile.
Fu per ordine d'Antonio condotto a Loreto il Tribolo scultore, Raffaello da
Monte Lupo, Francesco di San Gallo allora giovane e Simon Cioli, i quali
finirono le storie di marmo cominciate per Andrea Sansovino. Nel