Page 956 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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la canna che corre a Roma è dieci palmi. Fu donato ad Antonio, per la
fatica di questo suo modello e molti desegni fatti, dai deputati sopra la
fabbrica di S. Pietro, scudi millecinquecento, de' quali n'ebbe contanti mille
et il restante non riscosse, essendo poco dopo tal opera passato all'altra
vita. Ringrossò i pilastri della detta chiesa di S. Pietro, acciò il peso di
quella tribuna posasse gagliardamente; e tutti i fondamenti sparsi empié di
soda materia e fece in modo forti, che non è da dubitare che quella fabrica
sia per fare più peli o minacciare rovina, come fece al tempo di Bramante.
Il qual magisterio, se fusse sopra la terra, come è nascosto sotto, farebbe
sbigottire ogni terribile ingegno. Per le quali cose la fama et il nome di
questo mirabile artefice doverà aver sempre luogo fra i più rari intelletti.
Trovasi che infino al tempo degl'antichi Romani sono stati e sono ancora,
gl'uomini di Terni e quelli di Narni inimicissimi fra loro; perciò che il lago
delle Marmora, alcuna volta tenendo in collo, faceva violenza all'uno de'
detti popoli: onde, quando quei di Narni lo vedevano aprire, i ternani in
niun modo ciò volevano acconsentire; per lo che è sempre stato diffidenza
fra loro, o abbiano governato Roma i pontefici, o sia stata soggetta
agl'imperatori. Et al tempo di Cicerone fu egli mandato dal senato a
comporre tal differenza, ma si rimase non risoluta. Laonde, essendo per
questa medesima cagione l'anno 1546 mandati ambasciadori a papa Paulo
Terzo, egli mandò loro Antonio a terminar quella lite. E così per giudizio di
lui fu risoluto che il detto lago da quella banda dove è il muro dovesse
sboccare; e lo fece Antonio con grandissima difficultà tagliare. Onde
avenne, per lo caldo che era grande et altri disagi, essendo Antonio pur
vecchio e cagionevole, che si ammalò di febre in Terni, e non molto dopo
rendé l'anima. Di che sentirono gl'amici e parenti suoi infinito dolore, e ne
patirono molte fabriche, ma particolarmente il palazzo de' Farnesi, vicino a
campo di Fiore.
Aveva papa Paulo Terzo, quando era Alessandro cardinal Farnese, condotto
il detto palazzo a bonissimo termine, e nella facciata dinanzi fatto parte del
primo finestrato, la sala di dentro, et aviata una banda del cortile, ma non
però era tanto innanzi questa fabbrica, che si vedesse la sua perfezzione;
quando, essendo creato Pontefice, Antonio alterò tutto il primo disegno,
parendogli avere a fare un palazzo non più da cardinale, ma da pontefice.
Rovinate dunque alcune case che gli erano intorno e le scale vecchie, le
rifece di nuovo e più dolci, accrebbe il cortile per ogni verso e parimente
tutto il palazzo, facendo maggior corpi di sale e maggior numero di stanze
e più magnifiche, con palchi d'intaglio bellissimi et altri molti ornamenti. Et
avendo già ridotta la facciata dinanzi, col secondo finestrato al suo fine, si
aveva solamente a mettere il cornicione, che reggesse il tutto intorno
intorno. E perché il Papa, che aveva l'animo grande et era d'ottimo