Page 953 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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medesimo luogo condusse Antonio il Mosca fiorentino, intagliatore di
marmi eccellentissimo, il quale allora lavorava, come si dirà nella sua vita,
un camino di pietra agl'eredi di Pellegrino da Fossombrone, che per cosa
d'intaglio riuscì opera divina. Costui, dico, a' preghi d'Antonio si condusse a
Loreto, dove fece festoni, che sono divinissimi. Onde con prestezza e
diligenza restò l'ornamento di quella camera di Nostra Donna del tutto
finito ancor che Antonio in un medesimo tempo allora avesse alle mani
cinque opere d'importanza; alle quali tutte, benché fussero in diversi luoghi
e lontane l'una dall'altra, di maniera suppliva che non mancò mai da fare a
niuna: perché dove egli alcuna volta non poteva così tosto essere, serviva
l'aiuto di Batista suo fratello. Le quali cinque opere erano: la detta fortezza
di Fiorenza, quella d'Ancona, l'opera di Loreto, il palazzo apostolico et il
pozzo d'Orvieto. Morto poi Clemente e creato sommo pontefice Paulo Terzo
Farnese, venne Antonio, essendo stato amico del Papa mentre era
cardinale, in maggior credito. Per che avendo Sua Santità fatto duca di
Castro il signor Pierluigi suo figliuolo, mandò Antonio a fare il disegno della
fortezza che quel Duca vi fece fondare, e del palazzo che è in sulla piazza,
chiamato l'Osteria, e della zecca, che è nel medesimo luogo murata di
trevertino a similitudine di quella di Roma. Né questi disegni solamente
fece Antonio in quella città, ma ancora molti altri di palazzi et altre
fabbriche a diverse persone terrazzane e forestiere, che edificarono con
tanta spesa, che a chi non le vede pare incredibile, così sono tutte fatte
senza risparmio, ornate et agiatissime. Il che non ha dubbio fu fatto da
molti per far piacere al Papa, essendo che anco con questi mezzi, secondo
l'umore de' principi, si vanno molto procacciando favori. Il che non è se non
cosa lodevole, venendone commodo, utile e piacere all'universale.
L'anno poi che Carlo Quinto imperadore tornò vittorioso da Tunizi,
essendogli stati fatti in Messina, in Puglia et in Napoli onoratissimi archi,
pel trionfo di tanta vettoria, e dovendo venire a Roma, fece Antonio al
palazzo di San Marco, di comessione del Papa, un arco trionfale di legname
in sotto squadra, acciò che potesse servire a due strade, tanto bello, che
per opera di legname non s'è mai veduto il più superbo né il più
proporzionato. E se in cotale opera fusse stata la superbia e la spesa de'
marmi come vi fu studio, artifizio e diligenza nell'ordine e nel condurlo, si
sarebbe potuto meritamente, per le statue e storie dipinte et altri
ornamenti, fra le sette moli del mondo annoverare. Era questo arco, posto
in sull'ultimo canto che volge alla piazza principale, d'opera corinta con
quattro colonne tonde per banda messe d'argento, et i capitegli intagliati
con bellissime foglie tutti messi d'oro da ogni banda, erano bellissimi
architravi, fregii e cornicioni posati con risalti sopra ciascuna colonna, fra le
quali erano due storie dipinte per ciascuna, tal che faceva uno spartimento