Page 971 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che fabrica, mentre Venere ne tempera in un vaso alcune già fatte e le
mette nel turcasso di Cupido. E questa è una delle belle opere che mai
facesse Giulio, e poco altro in fresco si vede di sua mano. In San Domenico
fece per Messer Lodovico da Fermo in una tavola un Cristo morto, il quale

s'apparecchiano Giuseppo e Nicodemo di porlo nel sepolcro, et appresso la
madre e l'altre Marie e S. Giovanni Evangelista. Et un quadretto, nel quale
fece similmente un Cristo morto, è in Vinezia in casa Tommaso da Empoli
fiorentino.

In quel medesimo tempo che egli queste et altre pitture lavorava, avenne
che il signor Giovanni de' Medici, essendo ferito da un moschetto, fu

portato a Mantova dove egli si morì, per che Messer Pietro Aretino,
affezzionatissimo servitore di quel signore et amicissimo di Giulio, volle che
così morto esso Giulio lo formasse di sua mano. Onde egli fattone un cavo
in sul morto, ne fece un ritratto che stette poi molti anni appresso il detto

Aretino.

Nella venuta di Carlo Quinto imperatore a Mantova, per ordine del Duca fé
Giulio molti bellissimi apparati d'archi, prospettive per comedie e molte
altre cose, nelle quali invenzioni non aveva Giulio pari. E non fu mai il più
capriccioso nelle mascherate e nel fare stravaganti abiti per giostre, feste e
torneamenti come allora si vide, con stupore e maraviglia di Carlo

imperadore e di quanti v'intervennero. Diede oltre ciò per tutta quella città
di Mantova in diversi tempi tanti disegni di cappelle, case, giardini e
facciate, e talmente si dilettò d'abellirla et ornarla che la ridusse in modo

che dove era prima sottoposta al fango e piena d'acqua brutta a certi
tempi e quasi inabitabile, ell'è oggi, per industria di lui, asciutta, sana e
tutta vaga e piacevole.

Mentre Giulio serviva quel Duca, rompendo un anno il Po gl'argini suoi,
allagò in modo Mantova, che in certi luoghi bassi della città s'alzò l'acqua
presso a quattro braccia, onde per molto tempo vi stavano quasi tutto

l'anno le rannochie, per che pensando Giulio in che modo si potesse a ciò
rimediare, adoperò di maniera che ella ritornò per allora nel suo primo
essere. Et acciò altra volta non avenisse il medesimo, fece che le strade,
per comandamento del Duca, si alzarono tanto da quella banda, che
superata l'altezza dell'acque, i casamenti rimasero al disopra. E perché da

quella parte erano casucce piccole e deboli, e di non molta importanza,
diede ordine che si riducessero a migliore termine rovinando quelle per
alzare le strade e riedificandone sopra delle maggiori e più belle per utile e

commodo della città. Alla qual cosa opponendosi molti con dire al Duca che
Giulio faceva troppo gran danno, egli non volle udire alcuno; anzi facendo
allora Giulio maestro delle strade, ordinò che non potesse niuno in quella
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