Page 969 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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perché Giove fulminando, e tutto il cielo adirato contra di loro, pare che
non solo spaventi il temerario ardire de' giganti, rovinando loro i monti
addosso, ma che sia tutto il mondo sotto sopra e quasi al suo ultimo fine.
Et in questa parte fece Giulio Briareo in una caverna oscura quasi ricoperto
da pezzi altissimi di monti, e gli altri giganti tutti infranti et alcuni morti
sotto le rovine delle montagne. Oltre ciò si vede per un straforo nello scuro
d'una grotta, che mostra un lontano fatto con bel giudizio, molti giganti
fuggire tutti percossi da' fulmini di Giove e quasi per dovere allora essere
oppressi dalle rovine de' monti come gl'altri. In un'altra parte figurò Giulio
altri giganti, a' quali rovinano sopra tempii, colonne et altri pezzi di
muraglie, facendo di quei superbi grandissima strage e mortalità. Et in
questo luogo è posto, fra queste muraglie che rovinano, il camino della
stanza, il quale mostra, quando vi si fa fuoco, che i giganti ardono, per
esservi dipinto Plutone che con il suo carro tirato da cavagli secchi et
accompagnato dalle furie infernali si fugge nel centro. E così non si
partendo Giulio, con questa invenzione del fuoco, dal proposito della storia,
fa ornamento bellissimo al camino. Fece oltre ciò Giulio in quest'opera, per
farla più spaventevole e terribile, che i giganti grandi e di strana statura
(essendo in diversi modi dai lampi e da' fulgori percossi) rovinato a terra: e
quale inanzi e quale a dietro si stanno, chi morto, chi ferito e chi da monti
e rovine di edifizii ricoperto. Onde non si pensi alcuno vedere mai opera di
pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in
quella stanza, vedendo le finestre, le porte et altre così fatte cose torcersi
e quasi per rovinare, et i monti e gl'edifizii cadere, non può non temere che
ogni cosa non gli rovini addosso, vedendo massimamente in quel cielo tutti
gli dii andare chi qua e chi là fuggendo. E quello che è in questa opera
maraviglioso, è il veder tutta quella pittura non avere principio né fine, et
attaccata tutta e tanto bene continuata insieme senza termine o tramezzo
di ornamento, che le cose, che sono appresso de' casamenti, paiono
grandissime, e quelle che allontanano, dove sono paesi, vanno perdendo in
infinito. Onde quella stanza, che non è lunga più di quindici braccia, pare
una campagna di paese; senzaché, essendo il pavimento di sassi tondi,
piccioli, murati per coltello, et il cominciare delle mura che vanno per
diritto dipinte de' medesimi sassi, non vi appare canto vivo e viene a
parere quel piano grandissima cosa. Il che fu fatto con molto giudizio e
bell'arte da Giulio, al quale per così fatte invenzioni deveno molto gl'artefici
nostri.
Diventò in quest'opera perfetto coloritore il sopra detto Rinaldo Mantovano,
perché lavorando con i cartoni di Giulio, condusse tutta quest'opera a
perfezzione et insieme l'altre stanze. E se costui non fusse stato tolto al
mondo così giovane, come fece onore a Giulio mentre visse, così arebbe