Page 973 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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come neanche di tutti i suoi disegni, avendone egli fatto, per modo di dire,
le some. E basti che gli fu tanto facile ogni cosa dell'arte, e particolarmente
il disegnare, che non ci è memoria di chi abbia fatto più di lui. Seppe
ragionare Giulio, il quale fu molto universale, d'ogni cosa, ma sopra tutto

delle medaglie, nelle quali spese assai danari e molto tempo per averne
cognizione. E se bene fu adoperato quasi sempre in cose grandi, non è
però che egli non mettesse anco talor mano a cose menomissime per
servigio del suo signore e degl'amici, né aveva sì tosto uno aperto la bocca

per aprirgli un suo concetto, che l'aveva inteso e disegnato.
Fra le molte cose rare che aveva in casa sua, vi era in una tela di rensa

sottile il ritratto naturale d'Alberto Duro di mano di esso Alberto, che lo
mandò come altrove si è detto, a donare a Raffaello da Urbino. Il qual
ritratto era cosa rara perché, essendo colorito a guazzo con molta diligenza
e fatto d'acquarelli, l'aveva finito Alberto senza adoperare biacca, et in quel

cambio si era servito del bianco della tela, delle fila della quale,
sottilissime, aveva tanto ben fatti i peli della barba, che era cosa da non
potersi imaginare, non che fare, et al lume traspareva da ogni lato. Il quale
ritratto, che a Giulio era carissimo, mi mostrò egli stesso per miracolo

quando, vivendo lui, andai per mie bisogne a Mantova.
Morto il duca Federigo, dal quale più che non si può credere era stato

amato Giulio, se ne travagliò di maniera, che si sarebbe partito di Mantova,
se il cardinale fratello del Duca, a cui era rimaso il governo dello stato per
essere i figliuoli di Federigo piccolissimi, non l'avesse ritenuto in quella città

dove aveva moglie, figliuoli, case, villaggi e tutti altri commodi che ad
agiato gentiluomo sono richiesti. E ciò fece il cardinale, oltre alle dette
cagioni, per servirsi del consiglio et aiuto di Giulio in rinovare e quasi far di
nuovo tutto il Duomo di quella città: a che messo mano, Giulio lo condusse
assai inanzi con bellissima forma.

In questo tempo Giorgio Vasari, che era amicissimo di Giulio, se bene non

si conoscevano se non per fama e per lettere, nell'andare a Vinezia, fece la
via per Mantova per vedere Giulio e l'opere sue. E così arrivato in quella
città, andando per trovar l'amico senza essersi mai veduti, scontrandosi
l'un l'altro si conobbono non altrimenti che se mille volte fussero stati
insieme presenzialmente. Di che ebbe Giulio tanto contento et allegrezza,

che per quattro giorni non lo staccò mai, mostrandogli tutte l'opere sue e
particolarmente tutte le piante degli edifizii antichi di Roma, di Napoli, di
Pozzuolo, di Campagna e di tutte l'altre migliori antichità di che si ha

memoria, disegnate parte da lui e parte da altri. Di poi, aperto un
grandissimo armario, gli mostrò le piante di tutti gl'edifizii che erano stati
fatti con suoi disegni et ordine, non solo in Mantova et in Roma, ma per
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