Page 977 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI SEBASTIAN VINIZIANO FRATE DEL PIOMBO E PITTORE



Non fu, secondo che molti affermano, la prima professione di Sebastiano la
pittura, ma la musica: perché oltre al cantare si dilettò molto di sonar varie
sorti di suoni, ma sopra il tutto il liuto, per sonarsi in su quello stromento

tutte le parti senz'altra compagnia. Il quale esercizio fece costui essere un
tempo gratissimo a' gentiluomini di Vinezia, con i quali, come virtuoso,
praticò sempre dimesticamente. Venutagli poi voglia, essendo anco

giovane, d'attendere alla pittura, apparò i primi principii da Giovan Bellino
allora vecchio. E doppo lui, avendo Giorgione da Castel Franco messi in
quella città i modi della maniera moderna, più uniti e con certo
fiammeggiare di colori, Sebastiano si partì da Giovanni e si acconciò con
Giorgione, col quale stette tanto che prese in gran parte quella maniera.

Onde fece alcuni ritratti in Vinegia di naturale molto simili, e fra gl'altri,
quello di Verdelotto franzese, musico eccellentissimo, che era allora
maestro di cappella in San Marco, e nel medesimo quadro quello di

Ubretto, suo compagno cantore. Il qual quadro recò a Fiorenza Verdelotto
quando venne maestro di cappella in San Giovanni, et oggi l'ha nelle sue
case Francesco Sangallo scultore. Fece anco in que' tempi in San Giovanni
Grisostomo di Vinezia una tavola con alcune figure che tengono tanto della
maniera di Giorgione, ch'elle sono state alcuna volta, da chi non ha molta

cognizione delle cose dell'arte, tenute per di mano di esso Giorgione. La
qual tavola è molto bella e fatta con una maniera di colorito ch'ha gran
rilievo. Per che, spargendosi la fama delle virtù di Sebastiano, Agostino

Chigi sanese, ricchissimo mercante, il quale in Vinegia avea molti negozii,
sentendo in Roma molto lodarlo, cercò di condurlo a Roma, piacendogli
oltre la pittura che sapessi così ben sonare di liuto e fosse dolce e
piacevole nel conversare. Né fu gran fatica condurre Bastiano a Roma,
perché, sapendo egli quanto quella patria comune sia sempre stata

aiutatrice de' begl'ingegni, vi andò più che volentieri. Andatosene dunque a
Roma, Agostino lo mise in opera e la prima cosa che gli facesse fare furono
gl'archetti che sono in su la loggia, la quale risponde in sul giardino dove

Baldassarre Sanese aveva, nel palazzo d'Agostino in Trastevere, tutta la
volta dipinta; nei quali archetti Sebastiano fece alcune poesie di quella
maniera ch'aveva recato da Vinegia, molto disforme da quella che usavano
in Roma i valenti pittori di que' tempi.

Dopo quest'opera, avendo Raffaello fatto in quel medesimo luogo una
storia di Galatea, vi fece Bastiano, come volle Agostino, un Polifemo in

fresco allato a quella, nel quale, comunche gli riuscisse, cercò d'avanzarsi
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