Page 982 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Dopo ritrasse Sebastiano Andrea Doria, che fu nel medesimo modo cosa
mirabile, e la testa di Baccio Valori fiorentino, che fu anch'essa bella
quanto più non si può credere.
In questo mentre, morendo frate Mariano Fetti, frate del Piombo,
Sebastiano ricordandosi delle promesse fattegli dal detto vescovo di
Vasona, maestro di casa di Sua Santità, chiese l'ufficio del Piombo, onde,
se bene anco Giovanni da Udine, che tanto ancor egli aveva servito Sua
Santità in minoribus e tuttavia la serviva, chiese il medesimo ufficio; il
Papa, per i prieghi del vescovo e perché così la virtù di Sebastiano
meritava, ordinò che esso Bastiano avesse l'ufficio e sopra quello pagasse
a Giovanni da Udine una pensione di trecento scudi. Laonde Sebastiano
prese l'abito del frate e subito per quello si sentì variare l'animo. Per che,
vedendosi avere il modo di potere sodisfare alle sue voglie senza colpo di
pennello, se ne stava riposando, e le male spese notti et i giorni affaticati
ristorava con gli agi e con l'entrate. E quando pure aveva a fare una cosa si
riduceva al lavoro con una passione che pareva andasse alla morte. Da che
si può conoscere quanto s'inganni il discorso nostro e la poca prudenza
umana, che bene spesso, anzi il più delle volte, brama il contrario di ciò
che più ci fa di mestiero, e credendo segnarsi (come suona il proverbio
tosco) con un dito, si dà nell'occhio.
È comune opinione degl'uomini che i premii e gl'onori accendino gl'animi
de' mortali agli studii di quell'arti che più veggiono essere rimunerate, e
che per contrario gli faccia stracurarle et abbandonarle il vedere che coloro,
i quali in esse s'affaticano, non siano dagl'uomini, che possono,
riconosciuti. E per questo gl'antichi e moderni insieme biasimano quanto
più sanno e possono que' prìncipi che non sollievano i virtuosi di tutte le
sorti, e non dànno i debiti premii et onori a chi virtuosamente s'affatica. E
come che questa regola per lo più sia vera si vede pur tuttavia, che alcuna
volta la liberalità de' giusti e magnanimi prìncipi operare contrario effetto,
poiché molti sono di più utile e giovamento al mondo in bassa e mediocre
fortuna, che nelle grandezze et abbondanze di tutti i beni non sono. Et a
proposito nostro, la magnificenza e liberalità di Clemente Settimo, a cui
serviva Sebastiano viniziano, eccellentissimo pittore, rimunerandolo troppo
altamente, fu cagione che egli, di sollecito et industrioso, divenisse
infingardo e negligentissimo; e che dove, mentre durò la gara fra lui e
Raffaello da Urbino e visse in povera fortuna, si affaticò di continuo, fece
tutto il contrario poi che egli ebbe da contentarsi. Ma comunche sia,
lasciando nel giudizio de' prudenti prìncipi il considerare come, quando, a
cui, et in che maniera e con che regola deono la liberalità verso gl'artefici e
virtuosi uomini usare, dico, tornando a Sebastiano, che egli condusse con
gran fatica, poi che fu fatto frate del Piombo, al patriarca d'Aquilea un