Page 981 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Santa Maria de Anima in Roma. Ma trattenendolo d'oggi in domani, il
cardinale la fece finalmente dipignere a Michele Fiamingo suo paesano, che
vi dipinse storie della vita di Santa Barbara in fresco, imitando molto bene
la maniera nostra d'Italia, e nella tavola fece il ritratto di detto cardinale.
Ma tornando a Sebastiano, egli ritrasse ancora il signor Federigo da
Bozzolo, et un non so che capitano armato che è in Fiorenza appresso
Giulio de' Nobili, et una femmina con abito romano, che è in casa di Luca
Torrigiani. Et una testa, di mano del medesimo, ha Giovan Batista
Cavalcanti, che non è del tutto finita. In un quadro fece una Nostra Donna
che con un panno cuopre un putto, che fu cosa rara, e l'ha oggi nella sua
guardaroba il cardinal Farnese. Abbozzò, ma non condusse a fine, una
tavola molto bella d'un San Michele che è sopra un diavolo grande, la quale
doveva andare in Francia al re che prima aveva avuto un quadro di mano
del medesimo.
Essendo poi creato sommo pontefice Giulio cardinal de' Medici, che fu
chiamato Clemente Settimo, fece intendere a Sebastiano, per il vescovo di
Vasona, ch'era venuto il tempo di fargli bene e che se n'avedrebbe
all'occasioni. Sebastiano intanto, essendo unico nel fare ritratti, mentre si
stava con queste speranze fece molti di naturale, ma fra gli altri papa
Clemente, che allora non portava barba; ne fece, dico, due: uno n'ebbe il
vescovo di Vasona e l'altro, che era molto maggiore, cioè infino alle
ginocchia et a sedere, è in Roma nelle case di Sebastiano. Ritrasse anche
Antonfrancesco degl'Albizi fiorentino, che allora per sue facende si trovava
in Roma, e lo fece tale che non pareva dipinto, ma vivissimo. Onde egli,
come una preziosissima gioia se lo mandò a Fiorenza. Erano la testa e le
mani di questo ritratto cosa certo maravigliosa, per tacere quanto erano
ben fatti i velluti, le fodere, i rasi e l'altre parti tutte di questa pittura. E
perché era veramente Sebastiano nel fare i ritratti di tutta finezza e bontà
a tutti gli altri superiore, tutta Fiorenza stupì di questo ritratto
d'Antonfrancesco.
Ritrasse ancora in questo medesimo tempo Messer Pietro Aretino, e lo fece
sì fatto che, oltre al somigliarlo, è pittura stupendissima per vedervisi la
differenza di cinque o sei sorti di neri che egli ha addosso: velluto, raso,
ermisino, damasco e panno, et una barba nerissima sopra quei neri, sfilata
tanto bene che più non può essere il vivo e naturale. Ha in mano questo
ritratto un ramo di lauro et una carta dentrovi scritto il nome di Clemente
Settimo e due maschere inanzi, una bella per Virtù e l'altra brutta per il
Vizio. La quale pittura Messer Pietro donò alla patria sua, et i suoi cittadini
l'hanno messa nella sala publica del loro consiglio, dando così onore alla
memoria di quel loro ingegnoso cittadino e ricevendone da lui non meno.