Page 975 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ritennero: il cardinale che per niun modo volle che si partissi, e la moglie
con gl'amici e parenti, che per tutte le vie lo sconfortarono. Ma non
avrebbe per avventura potuto in lui niuna di queste due cose, se non si
fusse in quel tempo trovato non molto ben sano, per che, considerando egli

di quanto onore et utile sarebbe potuto essere a sé et a' suoi figliuoli
accettar sì onorato partito, era del tutto volto, quando cominciò a ire
peggiorando del male, a voler fare ogni sforzo che il ciò fare non gli fusse
dal cardinale impedito. Ma perché era di sopra stabilito che non andasse

più a Roma e che quello fusse l'ultimo termine della sua vita, fra il
dispiacere et il male si morì in pochi giorni in Mantova, la quale poteva pur
concedergli che, come aveva abbellita lei, così ornasse et onorasse la sua
patria Roma.

Morì Giulio d'anni cinquantaquattro, lasciando un solo figliuol maschio, al
quale, per la memoria che teneva del suo maestro, aveva posto nome

Raffaello. Il qual giovinetto, avendo affatica appreso i primi principii
dell'arte con speranza di dovere riuscir valent'uomo, si morì anch'egli, non
dopo molti anni, insieme con sua madre, moglie di Giulio. Onde non rimase
di lui altri che una figliuola chiamata Virginia, che ancor vive in Mantova,

maritata a Ercole Malatesta. A Giulio, il quale infinitamente dolse a
chiunque lo conobbe, fu dato sepoltura in San Barnaba con proposito di
fargli qualche onorata memoria. Ma i figliuoli e la moglie, mandando la
cosa d'oggi in domani, sono anch'eglino per lo più mancati senza farne

altro. E pure è stato un peccato che di quell'uomo, che tanto onorò quella
città, non è stato chi n'abbi tenuto conto nessuno, salvo coloro che se ne
servivano, i quali se ne sono spesso ricordati ne' bisogni loro. Ma la propria
virtù sua, che tanto l'onorò in vita, gli ha fatto mediante l'opere sue eterna

sepoltura doppo la morte, che né il tempo, né gl'anni consumeranno.
Fu Giulio di statura né grande né piccolo, più presto compresso che leggeri

di carne, di pel nero, di bella faccia, con occhio nero et allegro,
amorevolissimo, costumato in tutte le sue azzioni, parco nel mangiare e
vago di vestire e vivere onoratamente. Ebbe discepoli assai, ma i migliori

furono Gian dal Lione, Raffaello da Colle Borghese, Benedetto Pagni da
Pescia, Figurino da Faenza, Rinaldo e Giovanbatista Mantovani, e Fermo
Guisoni, che si sta in Mantova e gli fa onore, essendo pittore eccellente, sì
come ha fatto ancora Benedetto, il quale ha molte cose lavorato in Pescia
sua patria, e del Duomo di Pisa una tavola che è nell'Opera, e parimente

un quadro di Nostra Donna con bella e gentile poesia, avendo in quello
fatta una Fiorenza che le presenta le dignità di casa Medici. Il qual quadro
è oggi appresso il signor Mondragone spagnuolo, favoritissimo

dell'illustrissimo signor principe di Fiorenza. Morì Giulio l'anno 1546, il
giorno di tutti i Santi. E sopra la sua sepoltura fu posto questo epitaffio:
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