Page 1021 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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e sei rombi. De' quali esagoni ne finì quattro Domenico, innanzi che
morisse, facendovi dentro le storie e sagrifizii d'Elia, e tutto con molto suo
commodo, perché quest'opera fu lo studio et il passatempo di Domenico,
né mai la dismesse del tutto per altri suoi lavori. Mentre dunque che

lavorava quando in quella e quando altrove, fece in San Francesco, a man
ritta entrando in chiesa, una tavola grande a olio, dentrovi Cristo che
scende glorioso al limbo a trarne i Santi Padri, dove fra molti nudi è una
Eva bellissima; et un ladrone, che è dietro a Cristo con la croce, è figura

molto ben condotta; e la grotta del limbo et i demonii e fuochi di quel
luogo sono bizzarri affatto.

E perché aveva Domenico oppenione che le cose colorite a tempera si
mantenessino meglio che quelle colorite a olio, dicendo che gli pareva che
più fussero invecchiate le cose di Luca da Cortona, de' Pollaiuoli e degli
altri maestri che in quel tempo lavorarono a olio, che quelle di fra'

Giovanni, di fra' Filippo, di Benozzo e degli altri, che colorirono a tempera
inanzi a questi, per questo, dico, si risolvé, avendo a fare una tavola per la
Compagnia di San Bernardino, in sulla piazza di San Francesco, di farla a
tempera, e così la condusse eccellentemente, facendovi dentro la Nostra

Donna con molti Santi. Nella predella, la quale fece similmente a tempera
et è bellissima, fece San Francesco che riceve le stimmate, e Sant'Antonio
da Padova, che per convertire alcuni eretici fa il miracolo dell'asino che
s'inchina alla sacratissima ostia, e San Bernardino da Siena, che predica al

popolo della sua città in sulla piazza de' Signori. Fece similmente nelle
facce di questa Compagnia due storie in fresco della Nostra Donna, a
concorrenza d'alcune altre che nel medesimo luogo avea fatte il Soddoma.
In una fece la visitazione di S. Elisabetta e nell'altra il transito della

Madonna con gl'Apostoli intorno. L'una e l'altra delle quali è molto lodata.
Finalmente, dopo essere stato molto aspettato a Genova dal prencipe

Doria, vi si condusse Domenico, ma con gran fatica, come quello che era
avezzo a una sua vita riposata e si contentava di quel tanto che il suo
bisogno chiedeva senza più, oltreché non era molto avezzo a far viaggi,

perciò che, avendosi murata una casetta in Siena et avendo fuor della
porta a Comollia un miglio una sua vigna, la quale per suo passatempo
facea fare a sua mano e vi andava spesso, non si era già un pezzo molto
discostato da Siena. Arrivato dunque a Genova, vi fece una storia a canto a
quella del Pordenone, nella quale si portò molto bene, ma non però di

maniera che ella si possa fra le sue cose migliori annoverare. Ma perché
non gli piacevano i modi della corte et era avezzo a viver libero, non stette
in quel luogo molto contento, anzi pareva in un certo modo stordito. Per

che, venuto a fine di quell'opera, chiese licenza al prencipe e si partì per
tornarsene a casa; e passando da Pisa per vedere quella città, dato nelle
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