Page 1026 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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molto tirato innanzi da Iacopo, per una certa amorevole sommessione,
bontà e diligente fatica che aveva nell'imitare le cose del maestro;
senzaché disegnava benissimo e si portava ne' colori di maniera, che diede
speranza di dovere a quell'eccellenza e perfezzione venire, che in lui si è

veduta e vede ne' tempi nostri.
Giovan Antonio dunque, disideroso d'imparare e spinto dalle sudette

cagioni, durò molti mesi a far disegni e ritratti dell'opere di Iacopo
Puntormo tanto ben condotti e begli e buoni, che se egli avesse seguitato e
per la natura, che l'aiutava, per la voglia del venire eccellente e per la
concorrenza e buona maniera del maestro, si sarebbe fatto

eccellentissimo: e ne possono far fede alcuni disegni di matita rossa, che di
sua mano si veggiono nel nostro libro. Ma i piaceri, come spesso si vede
avvenire, sono ne' giovani le più volte nimici della virtù e fanno che
l'intelletto si disvia, e però bisognerebbe a chi attende agli studi di qual si

voglia scienza, facultà et arte, non avere altre pratiche che di coloro che
sono della professione e buoni e costumati. Giovan Antonio, dunque,
essendosi messo a stare, per essere governato, in casa d'un ser Raffaello
di Sandro Zoppo, cappellano in San Lorenzo, al quale dava un tanto l'anno,

dismesse in gran parte lo studio della pittura; perciò che, essendo questo
prete galantuomo e dilettandosi di pittura, di musica e d'altri trattenimenti,
praticavano nelle sue stanze, che aveva in San Lorenzo, molte persone
virtuose e fra gl'altri Messer Antonio da Lucca, musico e sonator di liuto

eccellentissimo, che allora era giovinetto; dal quale imparò Giovan Antonio
a sonar di liuto. E se bene nel medesimo luogo praticava anco il Rosso
pittore et alcuni altri della professione, si attenne più tosto il Lappoli
agl'altri che a quelli dell'arte, da' quali arebbe potuto molto imparare et in

un medesimo tempo trattenersi. Per questi impedimenti, adunque, si
raffreddò in gran parte la voglia che aveva mostrato d'avere della pittura in
Giovan Antonio, ma tuttavia essendo amico di Pier Francesco di Iacopo di
Sandro, il quale era discepolo d'Andrea del Sarto, andava alcuna volta a

disegnare seco nello Scalzo e pitture et ignudi di naturale. E non andò
molto che, datosi a colorire, condusse de' quadri di Iacopo, e poi da sé
alcune Nostre Donne e ritratti di naturale, fra i quali fu quello di detto
Messer Antonio da Lucca e quello di ser Raffaello, che sono molto buoni.

Essendo poi l'anno 1523 la peste in Roma, se ne venne Perino del Vaga a
Fiorenza, e cominciò a tornarsi anch'egli con ser Raffaello del Zoppo, per
che, avendo fatta seco Giovan Antonio stretta amicizia, avendo conosciuta
la virtù di Perino, se gli ridestò nell'animo il pensiero di volere, lasciando

tutti gl'altri piaceri, attendere alla pittura, e cessata la peste andare con
Perino a Roma. Ma non gli venne fatto perché, venuta la peste in Fiorenza,
quando appunto avea finito Perino la storia di chiaro scuro della
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