Page 1027 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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sommersione di faraone nel Mar Rosso, di color di bronzo, per ser Raffaello,
al quale fu sempre presente il Lappoli, furono forzati l'uno e l'altro per non
vi lasciare la vita, partirsi di Firenze. Onde tornato Giovan Antonio in Arezzo
si mise, per passar tempo, a fare in una storia in tela la morte d'Orfeo,
stato ucciso dalle Baccanti; si mise, dico, a fare questa storia in color di
bronzo di chiaro scuro nella maniera che avea veduto fare a Perino la sopra
detta; la quale opera finita gli fu lodata assai. Dopo si mise a finire una
tavola, che Domenico Pecori già suo maestro aveva cominciata per le
monache di Santa Margherita; nella quale tavola, che è oggi dentro al
monasterio, fece una Nunziata. E due cartoni fece per due ritratti di
naturale dal mezzo in su, bellissimi: uno fu Lorenzo d'Antonio di Giorgio,
allora scolare e giovane bellissimo, e l'altro fu ser Piero Guazzesi, che fu
persona di buon tempo. Cessata finalmente alquanto la peste, Cipriano
d'Anghiani, uomo ricco in Arezzo, avendo fatta murare di que' giorni nella
Badia di Santa Fiore in Arezzo una cappella con ornamenti e colonne di
pietra serena, allogò la tavola a Giovan Antonio per prezzo di scudi cento.
Passando in tanto per Arezzo il Rosso, che se n'andava a Roma et
alloggiando con Giovan Antonio suo amicissimo, intesa l'opera che aveva
tolta a fare, gli fece, come volle il Lappoli, uno schizzetto tutto d'ignudi
molto bello; per che messo Giovan Antonio mano all'opera, imitando il
disegno del Rosso, fece nella detta tavola la visitazione di S. Lisabetta, e
nel mezzo tondo di sopra un Dio Padre con certi putti, ritraendo i panni e
tutto il resto di naturale. E condottola a fine ne fu molto lodato e
comendato e massimamente per alcune teste ritratte di naturale, fatte con
buona maniera e molto utile. Conoscendo poi Giovan Antonio, che a voler
fare maggior frutto nell'arte, bisognava partirsi d'Arezzo, passata del tutto
la peste a Roma, deliberò andarsene là dove già sapeva ch'era tornato
Perino, il Rosso e molti altri amici suoi, e vi facevano molte opere e grandi.
Nel qual pensiero se gli porse occasioni d'andarvi comodamente. Per che,
venuto in Arezzo Messer Paolo Valdarabrini, segretario di papa Clemente
Settimo, che tornando di Francia in poste passò per Arezzo per vedere i
fratelli e nipoti, l'andò Giovan Antonio a visitare; onde Messer Paolo, che
era disideroso che in quella sua città fussero uomini rari in tutte le virtù, i
quali mostrassero gl'ingegni che dà quell'aria e quel cielo a chi vi nasce,
confortò Giovan Antonio, ancor che molto non bisognasse, a dovere andar
seco a Roma, dove gli farebbe avere ogni commodità di potere attendere
agli studi dell'arte. Andato dunque con esso Messer Paolo a Roma, vi trovò
Perino, il Rosso et altri amici suoi, et oltre ciò gli venne fatto, per mezzo di
Messer Paolo, di conoscere Giulio Romano, Bastiano Viniziano e Francesco
Mazzuoli da Parma, che in que' giorni capitò a Roma; il quale Francesco,
dilettandosi di sonare il liuto, e perciò ponendo grandissimo amor a