Page 1032 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI NICCOLÒ SOGGI PITTORE



Fra molti che furono discepoli di Pietro Perugino, niuno ve n'ebbe, dopo
Raffaello da Urbino, che fusse né più studioso, né più diligente di Niccolò
Soggi, del quale al presente scriviamo la vita. Costui, nato in Fiorenza di

Iacopo Soggi, persona da bene, ma non molto ricca, ebbe col tempo
servitù in Roma con Messer Antonio dal Monte, per che, avendo Iacopo un
podere a Marciano in Valdichiana e standosi il più del tempo là, praticò

assai, per la vicinità de' luoghi, col detto Messer Anton di Monte. Iacopo
dunque, vedendo questo suo figliuolo molto inclinato alla pittura, l'acconciò
con Pietro Perugino, et in poco tempo, col continuo studio, acquistò tanto
che non molto tempo passò che Pietro cominciò a servirsene nelle cose
sue, con molto utile di Niccolò, il quale attese in modo a tirare di

prospettiva et a ritrarre di naturale, che fu poi nell'una cosa e nell'altra
molto eccellente.

Attese anco assai Niccolò a fare modelli di terra e di cera, ponendo loro
panni addosso e cartepecore bagnate; il che fu cagione che egli insecchì sì
forte la maniera, che mentre visse tenne sempre quella medesima, né per
fatica che facesse se la poté mai levare da dosso. La prima opera che

costui facesse doppo la morte di Pietro suo maestro, si fu una tavola a olio
in Fiorenza nello spedale delle Donne di Bonifazio Lupi in via Sangallo, cioè
la banda di dietro dell'altare, dove l'Angelo saluta la Nostra Donna, con un

casamento tirato in prospettiva, dove sopra i pilastri girano gl'archi e le
crocere, secondo la maniera di Piero. Dopo l'anno 1512 avendo fatto molti
quadri di Nostre Donne per le case dei cittadini, et altre cosette che si
fanno giornalmente, sentendo che a Roma si facevano gran cose, si partì di
Firenze, pensando acquistare nell'arte e dovere anco avanzare qualche

cosa, e se n'andò a Roma dove, avendo visitato il detto Messer Antonio di
Monte, che allora era cardinale, fu non solamente veduto volentieri, ma
subito messo in opera a fare, in quel principio del pontificato di Leone,

nella facciata del palazzo, dove è la statua di maestro Pasquino, una
grand'arme in fresco di papa Leone in mezzo a quella del popolo romano e
quella del detto cardinale. Nella quale opera Niccolò si portò non molto
bene, perché nelle figure d'alcuni ignudi che vi sono et in alcune vestite,
fatte per ornamento di quell'armi, cognobbe Niccolò che lo studio de'

modegli è cattivo a chi vuol pigliare buona maniera. Scoperta dunque che
fu quell'opera, la quale non riuscì di quella bontà che molti s'aspettavano,
si mise Niccolò a lavorare un quadro a olio, nel quale fece S. Prassedia

martire che preme una spugna piena di sangue in un vaso; e la condusse
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