Page 1028 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Giovanni Antonio, fu cagione col praticare sempre insieme, che egli si mise
con molto studio a disegnare e colorire et a valersi dell'occasione che
aveva d'essere amico ai migliori dipintori che allora fussero in Roma. E già
avendo quasi condotto a fine un quadro, dentrovi una Nostra Donna grande

quanto è il vivo, il quale voleva Messer Paolo donare a papa Clemente per
fargli conoscere il Lappoli, venne, sì come volle la fortuna che spesso
s'attraversa a' disegni degli uomini, a sei di maggio l'anno 1527, il Sacco
infelicissimo di Roma. Nel quale caso, correndo Messer Paulo a cavallo e

seco Giovan Antonio alla porta di Santo Spirito in Trastevere, per far opera
che non così tosto entrassero per quel luogo i soldati di Borbone, e vi fu
esso Messer Paolo morto et il Lappoli fatto prigione dagli Spagnuoli. E poco
dopo, messo a sacco ogni cosa, si perdè il quadro, i disegni fatti nella

cappella e ciò che aveva il povero Giovan Antonio, il quale dopo molto
essere stato tormentato dagli Spagnuoli, perché pagasse la taglia, una
notte in camicia si fuggì con altri prigioni. E mal condotto e disperato, con
gran pericolo della vita, per non esser le strade sicure, si condusse

finalmente in Arezzo dove, ricevuto da Messer Giovanni Polastra, uomo
litteratissimo, che era suo zio, ebbe che fare a riaversi, sì era mal condotto
per lo stento e per la paura. Dopo, venendo il medesimo anno in Arezzo sì
gran peste che morivano quattrocento persone il giorno, fu forzato di

nuovo Giovan Antonio a fuggirsi tutto disperato e di mala voglia e star
fuora alcuni mesi; ma cessata finalmente quella influenza, in modo che si
poté cominciare a conversare insieme, un fra' Guasparri conventuale di San
Francesco, allora guardiano del convento di quella città, allogò a Giovan

Antonio la tavola dell'altar maggiore di quella chiesa per cento scudi, acciò
vi facesse dentro l'adorazione de' Magi; per che il Lappoli, sentendo che 'l
Rosso era al Borgo San Sepolcro e vi lavorava (essendosi anch'egli fuggito
di Roma) la tavola della Compagnia di Santa Croce, andò a visitarlo, e

dopo avergli fatto molte cortesie e fattogli portare alcune cose d'Arezzo,
delle quali sapeva che aveva necessità, avendo perduto ogni cosa nel
Sacco di Roma, si fece far un bellissimo disegno della tavola detta che
aveva da fare per fra' Guasparri. Alla quale messo mano, tornato che fu in

Arezzo, la condusse secondo i patti in fra un anno dal dì della locazione et
in modo bene che ne fu sommamente lodato. Il quale disegno del Rosso
l'ebbe poi Giorgio Vasari e da lui il molto reverendo don Vincenzio Borghini,
spedalingo degli Innocenti di Firenze, e che l'ha in un suo libro di disegni di

diversi pittori.
Non molto dopo, essendo entrato Giovan Antonio mallevador al Rosso per

trecento scudi, per conto di pitture che dovea il detto Rosso fare nella
Madonna delle Lacrime, fu Giovan Antonio molto travagliato perché,
essendosi partito il Rosso senza finir l'opera, come si è detto nella sua vita,
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