Page 1031 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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non bene si fa in vecchiezza quello che in giovanezza si potea fare. E come
che sempre conoscesse il suo errore, non però lo conobbe interamente, se
non quando essendosi già vecchio messo a studiare, vidde condurre in
quarantadue giorni una tavola a olio, lunga quattordici braccia et alta sei e

mezzo, da Giorgio Vasari, che la fece per lo reffettorio de' monaci della
Badia di S. Fiore in Arezzo, dove sono dipinte le nozze d'Ester e del re
Assuero, nella quale opera sono più di sessanta figure maggiori del vivo.

Andando dunque alcuna volta Giovann'Antonio a vedere lavorare Giorgio e
standosi a ragionar seco, diceva: "Or conosco io che 'l continuo studio e
lavorare è quello che fa uscir gli uomini di stento, e che l'arte nostra non

viene per Spirito Santo". Non lavorò molto Giovan Antonio a fresco, perciò
che i colori gli facevono troppa mutazione, nondimeno si vede di sua mano,
sopra la chiesa di Murello, una Pietà con due Angioletti nudi assai bene
lavorati. Finalmente essendo stato uomo di buon giudizio et assai pratico

nelle cose del mondo, d'anni sessanta, l'anno 1552, amalando di febre
acutissima si morì. Fu suo creato Bartolomeo Torri, nato di assai nobile
famiglia in Arezzo, il quale condottosi a Roma, sotto don Giulio Clovio
miniatore eccellentissimo, veramente attese di maniera al disegno et allo

studio degl'ignudi, ma più alla notomia, che si era fatto valente e tenuto il
migliore disegnatore di Roma. E non ha molto, che don Silvano Razzi mi
disse don Giulio Clovio avergli detto in Roma, dopo aver molto lodato
questo giovane, quello stesso che a me ha molte volte affermato, cioè non

se l'essere levato di casa per altro che per le sporcherie della notomia,
perciò che teneva tanto nelle stanze e sotto il letto membra e pezzi
d'uomini, che ammorbavano la casa. Oltre ciò, stracurando costui la vita
sua e pensando che lo stare come filosofaccio sporco e senza regola di

vivere e fuggendo la conversazione degl'uomini, fusse la via da farsi grande
et immortale, si condusse male affatto; perciò che la natura non può
tolerare le soverchie ingiurie che alcuni tallora le fanno. Infermatosi
adunque Bartolomeo d'anni venticinque, se ne tornò in Arezzo per curarsi e

vedere di riaversi, ma non gli riuscì perché, continuando i suoi soliti studii
et i medesimi disordini, in quattro mesi, poco dopo Giovan Antonio,
morendo gli fece compagnia. La perdita del quale giovane dolse
infinitamente a tutta la sua città, perciò che vivendo era per fare, secondo

il gran principio dell'opere sue, grandissimo onore alla patria et a tutta
Toscana, e chi vede dei disegni che fece, essendo anco giovinetto, resta
maravigliato e, per essere mancato sì presto, pieno di compassione.


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