Page 1033 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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con tanta diligenza, che ricuperò in parte l'onore che gli pareva avere
perduto nel fare la sopra detta arme. Questo quadro, il quale fu fatto per lo
detto cardinale di Monte, titolare di S. Prassedia, fu posto nel mezzo di
quella chiesa, sopra un altare, sotto il quale è un pozzo di sangue di Santi

martiri, e con bella considerazione, alludendo la pittura al luogo dove era il
sangue de' detti martiri. Fece Niccolò dopo questo, in un altro quadro alto
tre quarti di braccio, al detto cardinale suo padrone, una Nostra Donna a
olio col Figliuolo in collo, San Giovanni piccolo fanciullo et alcuni paesi,

tanto bene e con tanta diligenza, che ogni cosa pare miniato e non dipinto.
Il quale quadro, che fu delle migliori cose che mai facesse Niccolò, stette
molti anni in camera di quel prelato. Capitando poi quel cardinale in Arezzo
et alloggiando nella Badia di Santa Fiore, luogo de' monaci neri di San

Benedetto, per le molte cortesie che gli furono fatte, donò il detto quadro
alla sagrestia di quel luogo, nella quale si è infino a ora conservato e come
buona pittura e per memoria di quel cardinale; col quale venendo Niccolò
anch'egli ad Arezzo e dimorandovi poi quasi sempre, allora fece amicizia

con Domenico Pecori pittore, il quale allora faceva in una tavola della
Compagnia della Trinità la Circoncisione di Cristo, e fu sì fatta la
dimestichezza loro, che Niccolò fece in questa tavola a Domenico un
casamento in prospettiva di colonne con archi e girando sostengono un

palco fatto, secondo l'uso di que' tempi, pieno di rosoni, che fu tenuto
allora molto bello. Fece il medesimo al detto Domenico a olio, in sul
drappo, un tondo d'una Nostra Donna con un popolo sotto, per il
baldacchino della Fraternita d'Arezzo, il quale, come si è detto nella vita di

Domenico Pecori, si abruciò per una festa che si fece in San Francesco.
Essendogli poi allogata una cappella nel detto San Francesco, cioè la

seconda entrando in chiesa a man ritta, vi fece dentro a tempera la Nostra
Donna, San Giovanni Batista, San Bernardo, Sant'Antonio, San Francesco e
tre Angeli in aria che cantano, con un Dio Padre in un frontespizio, che
quasi tutti furono condotti da Niccolò a tempera, con la punta del pennello.

Ma perché si è quasi tutta scrostata per la fortezza della tempera, ella fu
una fatica gettata via, ma ciò fece Niccolò per tentare nuovi modi. Ma
conosciuto che il vero modo era il lavorare in fresco, s'attaccò alla prima
occasione e tolse a dipignere in fresco una cappella in S. Agostino di quella

città, a canto alla porta a man manca entrando in chiesa. Nella quale
cappella, che gli fu allogata da un Scamarra maestro di fornaci, fece una
Nostra Donna in aria con un popolo sotto e San Donato e San Francesco
ginocchioni, e la miglior cosa che egli facesse in quest'opera fu un S. Rocco

nella testata della cappella. Quest'opera, piacendo molto a Domenico
Ricciardi aretino, il quale aveva nella chiesa della Madonna delle Lacrime
una cappella, diede la tavola di quella a dipignere a Niccolò, il quale messo
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