Page 1038 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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stato, si fece con l'essere industrioso, et anzi misero che no, richissimo. E,
che è più, venne in tanto credito che egli in quel reggimento governava
quasi il tutto. La qual cosa sentendo Niccolò, che si trovava in Arezzo già
vecchio, bisognoso e senza avere alcuna cosa da lavorare, andò a ritrovare
Domenico a Milano, pensando che come non aveva egli mancato a
Domenico quando era giovanetto, così non dovesse Domenico mancare a
lui, anzi servendosi dell'opera sua là dove aveva molti al suo servigio,
potesse e dovesse aiutarlo in quella sua misera vecchiezza. Ma egli si avide
con suo danno che gl'umani giudicii, nel promettersi troppo d'altrui, molte
volte s'ingannano e che gl'uomini che mutano stato, mutano eziandio il più
delle volte natura e volontà. Perciò che arrivato Niccolò a Milano, dove
trovò Domenico in tanta grandezza, che durò non picciola fatica a potergli
favellare, gli contò tutte le sue miserie, pregandolo appresso che
servendosi di lui, volesse aiutarlo. Ma Domenico, non si ricordando, o non
volendo ricordarsi con quanta amorevolezza fusse stato da Niccolò
allevato, come proprio figliuolo, gli diede la miseria d'una piccola somma di
danari e quanto poté prima se lo levò d'intorno. E così tornato Niccolò ad
Arezzo mal contento, conobbe che dove pensava aversi con fatica e spesa
allevato un figliuolo, si aveva fatto poco meno che un nimico. Per poter
dunque sostentarsi andava lavorando ciò che gli veniva alle mani, sì come
aveva fatto molti anni innanzi, quando dipinse, oltre molte altre cose, per
la comunità di Monte San Sovino, in una tela, la detta terra del monte et in
aria una Nostra Donna e dagli lati due Santi. La qual pittura fu messa a
uno altare nella Madonna di Vertigli, chiesa dell'Ordine de' monaci di
Camaldoli non molto lontana dal Monte, dove al Signore è piaciuto e piace
far ogni giorno molti miracoli e grazie a coloro che alla Regina del cielo si
raccomandano.
Essendo poi creato sommo pontefice Giulio Terzo, Niccolò, per essere stato
molto familiare della casa di Monte, si condusse a Roma vecchio d'ottanta
anni, e baciato il piede a Sua Santità, la pregò volesse servirsi di lui nelle
fabbriche che si diceva aversi a fare al Monte, il qual luogo avea dato in
feudo al Papa il signor duca di Fiorenza. Il Papa adunque, vedutolo
volentieri, ordinò che gli fusse dato in Roma da vivere senza affaticarlo in
alcuna cosa et a questo modo si trattenne Niccolò alcuni mesi in Roma,
disegnando molte cose antiche per suo passatempo. Intanto, deliberando il
Papa d'accrescere il Monte San Sovino sua patria e farvi, oltre molti
ornamenti, un acquidotto, perché quel luogo patisce molto d'acque, Giorgio
Vasari, ch'ebbe ordine dal Papa di far principiar le dette fabbriche,
raccomandò molto a Sua Santità Niccolò Soggi, pregando che gli fusse dato
cura d'essere soprastante a quell'opere; onde, andato Niccolò ad Arezzo
con queste speranze non vi dimorò molti giorni che, stracco dalle fatiche di