Page 1043 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fare l'altro e tornato a Firenze, si riscontrò in Giovanbatista della Palla, il
quale in quel tempo non pur faceva far più che potea sculture e pitture, per
mandar in Francia al re Francesco Primo, ma comperava anticaglie d'ogni
sorte e pitture d'ogni ragione, pur che fussino di mano di buon maestri, e

giornalmente l'incassava e mandava via. E perché, quando appunto il
Tribolo tornò, Giovanbatista aveva un vaso di granito antico di forma
bellissima e voleva accompagnarlo, acciò servisse per una fonte di quel re,
aperse l'animo suo al Tribolo e quello che dissegnava fare, onde egli

messosi giù, gli fece una dea della natura che alzando un braccio tiene con
le mani quel vaso che le ha in suo capo il piede, ornata il primo filare delle
poppe d'alcuni putti tutti traforati e spiccati dal marmo, che tenendo nelle
mani certi festoni fanno diverse attitudini bellissime; seguitando poi l'altro

ordine di poppe piene di quadrupedi et i piedi fra molti e diversi pesci,
restò compiuta cotale figura con tanta diligenza e con tanta perfezzione,
ch'ella meritò, essendo mandata in Francia con altre cose, esser carissima
a quel re e d'esser posta come cosa rara a Fontanableò.

L'anno poi 1529, dandosi ordine alla guerra et all'assedio di Firenze, papa
Clemente Settimo, per veder in che modo et in quai luoghi si potesse

accommodare e spartir l'essercito e vedere il sito della città appunto,
avendo ordinato che segretamente fosse levata la pianta di quella città,
cioè di fuori a un miglio il paese tutto, con i colli, monti, fiumi, balzi, case,
chiese, et altre cose, dentro le piazze e le strade et intorno le mura et i

bastioni con l'altre difese, fu di tutto dato il carico a Benvenuto di Lorenzo
dalla Volpaia, buon maestro d'oriuoli e quadranti e bonissimo astrologo,
ma sopra tutto eccellentissimo maestro di levar piante. Il qual Benvenuto
volle in sua compagnia il tribolo e con molto giudizio, perciò che il Tribolo

fu quegli che mise inanzi che detta pianta si facesse, a ciò meglio si
potesse considerare l'altezza de' monti, la bassezza de' piani e gl'altri
particolari, di rilievo: il che far non fu senza molta fatica e pericolo; perché
stando fuori tutta la notte a misurar le strade e segnar le misure delle

braccia da luogo a luogo e misurar anche l'altezza e le cime de' campanili e
delle torri, intersegando con la bussola per tutti i versi et andando di fuori
a riscontrar con i monti la cupola, la quale avevano segnato per centro,
non condussero così fatt'opera, se non dopo molti mesi, ma con molta

diligenza, avendola fatta di sugheri, perché fusse più leggera, e ristretto
tutta la machina nello spazio di quattro braccia e misurato ogni cosa a
braccia piccole. In questo modo dunque finita quella pianta, essendo di
pezzi, fu incassata segretamente et in alcune balle di lana, che andavano a

Perugia, cavata di Firenze e consegnata a chi aveva ordine di mandarla al
Papa, il quale nell'assedio di Firenze se ne servì continuamente, tenendola
nella camera sua e vedendo di mano in mano secondo le lettere e gl'avisi,
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