Page 105 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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principio avuto avea, spogliò di colonne di pietra la mole d'Adriano, oggi
detto Castello S. Agnolo, e molte altre le quali veggiamo oggi guaste. E
avvenga che la religione cristiana non facesse questo per odio che ella
avesse con le virtù, ma solo per contumelia et abbattimento degli Dii de'
Gentili, non fu però che da questo ardentissimo zelo non seguisse tanta
rovina a queste onorate professioni, che non se ne perdesse in tutto la
forma.
E se niente mancava a questo grave infortunio, sopravvenne l'ira di Totila
contro a Roma, che oltre a sfasciarla di mura, e rovinar col ferro e col fuoco
tutti i più mirabili e degni edifici di quella, universalmente la bruciò tutta e,
spogliatola di tutti i viventi corpi, la lasciò in preda alle fiamme et al fuoco,
e senza che in XVIII giorni continui si ritrovasse in quella vivente alcuno,
abbatté e destrusse talmente le statue, le pitture, i musaici e gli stucchi
maravigliosi, che se ne perdé, non dico la maiestà sola, ma la forma e
l'essere stesso. Per il che, essendo le stanze terrene, prima, de' palazzi o
altri edificii, di stucchi, di pitture e di statue lavorate, con le rovine di sopra
affogorno tutto il buono che a' giorni nostri s'è ritrovato. E coloro che
successer poi, giudicando il tutto rovinato, vi piantarono sopra le vigne; di
maniera che per essere le dette stanze terrene rimaste sotto la terra, le
hanno i moderni nominate grotte e grottesche le pitture che vi si veggono
al presente.
Finiti gli Ostrogotti, che da Narse furono spenti, abitandosi per le rovine di
Roma in qualche maniera pur malamente, venne dopo cento anni Costante
II imperatore di Costantinopoli; e ricevuto amorevolmente dai Romani,
guastò, spogliò e portossi via tutto ciò che nella misera città di Roma era
rimaso, più per sorte che per libera volontà di coloro che l'avevono
rovinata. Bene è vero che e' non potette godersi di questa preda, perché
da la tempesta del mare trasportato nella Sicilia, giustamente occiso dai
suoi, lasciò le spoglie, il regno e la vita tutto in preda della fortuna. La
quale, non contenta ancora de' danni di Roma, perché le cose tolte non
potessino tornarvi già mai, vi condusse un'armata di Saracini a' danni
dell'isola; i quali e le robe de' Siciliani e le stesse spoglie di Roma se ne
portorono in Alessandria, con grandissima vergogna e danno dell'Italia e
del Cristianesimo: e così tutto quello che non avevano guasto i Pontefici, e
S. Gregorio massimamente (il quale si dice che messe in bando tutto il
restante delle statue e delle spoglie degli edifizii), per le mani di questo
sceleratissimo greco finalmente capitò male. Di maniera che, non
trovandosi più né vestigio né indizio di cosa alcuna che avesse del buono,
gli uomini che vennono apresso, ritrovandosi rozzi e materiali, e
particularmente nelle pitture e nelle sculture, incitati dalla natura e
assottigliati dall'aria, si diedero a fare non secondo le regole dell'arti