Page 1101 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1101
nulla, benché egli fusse in Firenze di grande aiuto, che era quel giovane le
braccia di Baccio in ogni bisogno, nondimeno non si curò che si gli levasse
dinanzi. Arrivato il giovane a Roma contro a tempo, sì per gli studi e sì pe'
disordini, il medesimo anno si morì, lasciando in Firenze di suo quasi finita
una testa del duca Cosimo di marmo, la quale Baccio poi pose sopra la
porta principale di casa sua nella via de' Ginori, et è bellissima. Lasciò
ancora Clemente molto innanzi un Cristo morto, che è retto da Niccodemo,
il quale Niccodemo è Baccio ritratto di naturale: le quali statue, che sono
assai buone, Baccio pose nella chiesa de' Servi, come al suo luogo diremo.
Fu di grandissima perdita la morte di Clemente a Baccio et all'arte, et egli
lo conobbe poi che fu morto.
Scoperse Baccio l'altare di Santa Maria del Fiore e la statua di Dio Padre fu
biasimata; l'altare s'è restato con quello che s'è racconto di sopra, né vi si
è fatto poi altro, ma s'è atteso a seguitare il coro. Erasi molti anni innanzi
cavato a Carrara un gran pezzo di marmo alto braccia dieci e mezzo e largo
braccia cinque, del quale avuto Baccio l'avviso, cavalcò a Carrara e dette al
padrone di chi egli era scudi cinquanta per arra, e fattone contratto tornò a
Firenze, e fu tanto intorno al Duca, che per mezzo della Duchessa ottenne
di farne un gigante, il quale dovesse mettersi in piazza sul canto dove era il
lione, nel quale luogo si facesse una gran fonte che gittasse acqua, nel
mezzo della quale fusse Nettunno sopra il suo carro tirato da cavagli marini
e dovesse cavarsi questa figura di questo marmo. Di questa figura fece
Baccio più d'uno modello e mostratigli a sua eccellenza, stettesi la cosa
senza fare altro fino all'anno 1559, nel quale tempo il padrone del marmo
venuto da Carrara, chiedeva d'essere pagato del restante o che renderebbe
gli scudi 50 per romperlo in più pezzi e farne danari, perché aveva molte
chieste. Fu ordinato dal Duca a Giorgio Vasari che facesse pagare il
marmo. Il che intesosi per l'arte e che il Duca non aveva ancora dato libero
il marmo a Baccio, si risentì Benvenuto e parimente l'Ammannato,
pregando ciascheduno di loro il Duca di fare un modello a concorrenza di
Baccio e che sua eccellenza si degnasse di dare il marmo a colui che nel
modello mostrasse maggior virtù. Non negò il Duca a nessuno il fare il
modello, né tolse la speranza che chi si portava meglio non potesse
esserne il facitore. Conosceva il Duca che la virtù e 'l giudicio e 'l disegno di
Baccio era ancora meglio di nessuno scultore di quelli che lo servivano,
pure che egli avesse voluto durare fatica, et aveva cara questa concorrenza
per incitare Baccio a portarsi meglio e fare quel che egli poteva. Il quale
vedutasi addosso questa concorrenza ne ebbe grandissimo travaglio,
dubitando più della disgrazia del Duca che d'altra cosa, e di nuovo si messe
a fare modelli. Era intorno alla Duchessa assiduo, con la quale operò tanto
Baccio, che ottenne d'andare a Carrara per dare ordine che il marmo si