Page 1102 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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conducesse a Firenze. Arrivato a Carrara, fece scemare il marmo tanto,
secondo che egli aveva disegnato di fare, che lo ridusse molto meschino e
tolse l'occasione a sé et agli altri et il poter farne omai opera molto bella e
magnifica. Ritornato a Firenze fu lungo combattimento tra Benvenuto e lui,
dicendo Benvenuto al Duca che Baccio aveva guasto il marmo innanzi che
egli l'avesse tocco. Finalmente la Duchessa operò tanto, che 'l marmo fu
suo, e di già s'era ordinato che egli fusse condotto da Carrara alla marina e
preparato gli ordini della barca che lo condusse su per Arno fino a Signa.
Fece ancora Baccio murare nella loggia di piazza una stanza per lavorarvi
dentro il marmo, et in questo mezzo aveva messo mano a fare cartoni, per
fare dipignere alcuni quadri che dovevano ornare le stanze del palazzo de'
Pitti. Questi quadri furono dipinti da un giovane chiamato Andrea del
Minga, il quale maneggiava assai acconciamente i colori. Le storie dipinte
ne' quadri furono la creazione d'Adamo e d'Eva e l'esser cacciati dall'Angelo
di Paradiso; un Noè et un Moisè con le tavole, i quali finiti gli donò poi alla
Duchessa cercando il favore di lei nelle sue difficultà e controversie. E nel
vero se non fusse stata quella signora, che lo tenne in piè e lo amava per
la virtù sua, Baccio sarebbe cascato affatto et arebbe persa interamente la
grazia del Duca.
Servivasi ancora la Duchessa assai di Baccio nel giardino de' Pitti, dove ella
aveva fatto fare una grotta piena di tartari e di spugne congelate
dall'acqua, dentrovi una fontana, dove Baccio aveva fatto condurre di
marmo a Giovanni Fancelli suo creato un pilo grande et alcune capre
quanto il vivo, che gettano acqua, e parimente col modello fatto da se
stesso per un vivaio un villano che vota un barile pieno d'acqua. Per queste
cose la Duchessa di continovo aiutava e favoriva Baccio appresso al Duca,
il quale aveva dato licenzia finalmente a Baccio che cominciasse il modello
grande del Nettunno: per lo che egli mandò di nuovo a Roma per Vincenzio
de' Rossi, che già s'era partito di Firenze, con intenzione che gli aiutasse
condurlo. Mentre che queste cose si andavano preparando, venne volontà
a Baccio di finire quella statua di Cristo morto tenuto da Niccodemo, il
quale Clemente suo figliolo aveva tirato innanzi: perciò che aveva inteso
che a Roma il Buonarroto ne finiva uno, il quale aveva cominciato in un
marmo grande, dove erano cinque figure, per metterlo in S. Maria
Maggiore alla sua sepoltura. A questa concorrenza Baccio si messe a
lavorare il suo con ogni accuratezza e con aiuti, tanto che lo finì. Et andava
cercando in questo mezzo per le chiese principali di Firenze d'un luogo
dove egli potesse collocarlo e farvi per sé una sepoltura, ma non trovando
luogo che lo contentasse per sepoltura, si risolvé a una cappella nella
chiesa de' Servi, la quale è della famiglia de' Pazzi. I padroni di questa
cappella pregati dalla Duchessa concessono il luogo a Baccio, senza