Page 111 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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giorno, li ridusse alla forma primiera. E sebbene gli innanzi a loro avevano
veduto residui d'archi, o di colossi, o di statue, o pili, o colonne storiate,
nell'età che furono dopo i sacchi e le ruine e gl'incendi di Roma, e' non
seppono mai valersene o cavarne profitto alcuno, sino al tempo detto di
sopra. Gli ingegni che vennero poi, conoscendo assai bene il buono dal
cattivo, e abbandonando le maniere vecchie, ritornarono ad imitare le
antiche con tutta l'industria et ingegno loro.
Ma perché più agevolmente s'intenda quello che io chiami vecchio et
antico, antiche furono le cose innanzi a Costantino, di Corinto, d'Atene e di
Roma, e d'altre famosissime città, fatte fino a sotto Nerone, ai Vespasiani,
Traiano, Adriano et Antonino; perciò che l'altre si chiamano vecchie, che da
S. Salvestro in qua furono poste in opera da un certo residuo de' Greci; i
quali piuttosto tignere che dipignere sapevano. Perché essendo in quelle
guerre morti gl'eccellenti primi artefici, come si è detto, al rimanente di
que' Greci vecchi, e non antichi, altro non era rimaso che le prime linee in
un campo di colore; come di ciò fanno fede oggidì infiniti musaici, che per
tutta Italia lavorati da essi Greci si veggono per ogni vecchia chiesa di
qualsivoglia città d'Italia, e massimamente nel Duomo di Pisa, in S. Marco
di Vinegia, et ancora in altri luoghi; e così molte pitture, continovando,
fecero di quella maniera con occhi spiritati e mani aperte in punta di piedi,
come si vede ancora in S. Miniato fuor di Fiorenza fra la porta che va in
sagrestia e quella che va in convento et in S. Spirito di detta città tutta la
banda del chiostro verso la chiesa, e similmente in Arezzo in S. Giuliano et
in S. Bartolomeo et in altre chiese, et in Roma in S. Pietro, nel vecchio,
storie intorno intorno fra le finestre, cose che hanno più del mostro nel
lineamento che effigie di quel ch'e' si sia.
Di scultura ne fecero similmente infinite, come si vede ancora sopra la
porta di S. Michele a piazza Padella di Fiorenza, di basso rilievo; et in Ogni
Santi, e per molti luoghi, sepulture et ornamenti di porte per chiese, dove
hanno per mensole certe figure per regger il tetto così goffe e sì ree, e
tanto malfatte di grossezza e di maniera, che par impossibile che
imaginare peggio si potesse.
Sino a qui mi è parso discorrere dal principio della scultura e della pittura,
e per avventura più largamente che in questo luogo non bisognava; il che
ho io però fatto, non tanto trasportato dall'affezzione dell'arte, quanto
mosso dal benefizio et utile comune degli artefici nostri: i quali, avendo
veduto in che modo ella da piccol principio si conducesse alla somma
altezza, e come da grado sì nobile precipitasse in ruina estrema, e per
conseguente la natura di quest'arte, simile a quella dell'altre, che come i
corpi umani hanno il nascere, il crescere, lo invecchiare et il morire,