Page 1113 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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altro Battista similmente da Città di Castello, a lavorare di sgraffito e di
pitture un giardino e loggia che a Città di Castello avea cominciato. Ma
essendosi mentre si murava il detto giardino morto quello et in suo luogo
entrato l'altro Battista, per allora, che se ne fusse cagione, non se ne fece
altro. Intanto essendo Giorgio Vasari tornato da Roma, e trattenendosi in
Fiorenza col duca Alessandro insino a che il cardinale Ipolito suo signore
tornasse d'Ungheria, aveva avuto le stanze nel convento de' Servi, per dar
principio a fare certe storie in fresco de' fatti di Cesare nella camera del
canto del palazzo de' Medici, dove Giovanni da Udine avea di stucchi e
pitture fatta la volta, quando Cristofano, avendo conosciuto Giorgio Vasari
nel Borgo l'anno 1528 quando andò a vedere colà il Rosso dove l'avea
molto carezzato, si risolvé di volere ripararsi con esso lui, e con sì fatta
comodità attendere all'arte molto più che non aveva fatto per lo passato.
Giorgio dunque, avendo praticato con lui un anno che li stette seco e
trovatolo suggetto da farsi valent'uomo e che era di dolce e piacevole
conversazione e secondo il suo gusto, gli pose grandissimo amore. Onde
avendo a ire non molto dopo, di commessione del duca Alessandro, a Città
di Castello in compagnia d'Antonio da San Gallo e di Pier Francesco da
Viterbo, i quali erano stati a Fiorenza per fare il castello, o vero cittadella,
e tornandosene facevano la via di Città di Castello, per riparare le mura del
detto giardino del Vitelli, che minacciavano rovina, menò seco Cristofano;
acciò, disegnato che esso Vasari avesse e spartito gl'ordini de' fregi, che
s'avevano a fare in alcune stanze e similmente le storie e partimenti d'una
stufa et altri schizzi per le facciate delle loggie, egli e Battista sopra detto il
tutto conducessero a perfezzione. Il che tutto fecero tanto bene e con
tanta grazia, e massimamente Cristofano, che un ben pratico e nell'arte
consumato maestro non arebbe fatto tanto; e, che è più, sperimentandosi
in quell'opera, si fece pratico oltre modo e valente nel disegnare e colorire.
L'anno poi 1536 venendo Carlo V imperadore in Italia et in Fiorenza, come
altre volte si è detto, si ordinò un onoratissimo apparato, nel quale al
Vasari per ordine del duca Alessandro fu dato carico dell'ornamento della
porta a S. Piero Gattolini, della facciata in testa di via Maggio a S. Felice in
piazza e del frontone che si fece sopra la porta di S. Maria del Fiore, et
oltre ciò d'uno stendardo di drappo per il castello alto braccia 15 e lungo
40, nella doratura del quale andorono 50 migliaia di pezzi d'oro. Ora,
parendo ai pittori fiorentini et altri che in questo apparato s'adoperavano,
che esso Vasari fusse in troppo favore del duca Alessandro, per farlo
rimanere con vergogna nella parte che gli toccava di quello apparato,
grande nel vero e faticosa, fecero di maniera che non si poté servire
d'alcun maestro di mazzonerie, né di giovani o d'altri che gl'aiutassero in
alcuna cosa, di quelli che erano nella città. Di che accortosi il Vasari,