Page 1117 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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avvenne che, volendo una volta discostarsi per vedere quello che avea
fatto, che mancatogli sotto un piede et andate sotto sopra le trabiccole,
cascò d'alto cinque braccia e si pestò in modo, che bisognò trargli sangue e
curarlo da dovero altrimenti si sarebbe morto. E, che fu peggio, essendo
egli un uomo così fatto e trascurato, se gli sciolsero una notte le fasce del
braccio, per lo quale si era tratto sangue, con tanto suo pericolo che, se di
ciò non s'accorgeva Stefano che era a dormire seco, era spacciato; e con
tutto ciò si ebbe che fare a rinvenirlo, avendo fatto un lago di sangue nel
letto e se stesso condotto quasi all'estremo. Il Vasari, dunque, presone
particulare cura, come se gli fusse stato fratello, lo fece curare con estrema
diligenza e nel vero non bisognava meno, e con tutto ciò non fu prima
guarito che fu finita del tutto quell'opera. Per che tornato Cristofano a San
Giustino, finì alcuna delle stanze di quell'abate lasciate imperfette, e dopo
fece a Città di Castello una tavola, che era stata allogata a Battista suo
amicissimo, tutta di sua mano, et un mezzo tondo, che è sopra la porta del
fianco di San Fiorido, con tre figure in fresco. Essendo poi, per mezzo di
Messer Pietro Aretino, chiamato Giorgio a Vinezia a ordinare e fare per i
gentiluomini e signori della Compagnia della Calza l'apparato d'una
sontuosissima e molto magnifica festa e la scena d'una commedia, fatta
dal detto Messer Pietro Aretino per i detti signori, egli, come quello che non
potea da sé solo condurre una tanta opera, mandò per Cristofano e
Battista Cungii sopra detti, i quali arrivati finalmente a Vinezia dopo essere
stati trasportati dalla fortuna del mare in Schiavonia, trovarono che il
Vasari non solo era là innanzi a loro arrivato, ma avea già disegnato ogni
cosa, e non ci aveva se non a por mano a dipignere. Avendo dunque i detti
signori della Calza presa nel fine di Canareio una casa grande che non era
finita, anzi non aveva se non le mura principali et il tetto, nello spazio
d'una stanza lunga settanta braccia e larga sedici, fece fare Giorgio due
ordini di gradi di legname, alti braccia quattro da terra, sopra i quali
avevano a stare le gentildonne a sedere. E le facciate delle bande divise
ciascuna in quattro quadri di braccia dieci l'uno, distinti con nicchie di
quattro braccia l'una per larghezza, dentro le quali erano figure, le quali
nicchie erano in mezzo ciascuna a due termini di rilievo alti braccia nove, di
maniera che le nicchie erano per ciascuna banda cinque et i termini dieci,
che in tutta la stanza venivano a essere dieci nicchie, venti termini et otto
quadri di storie. Nel primo de' quali quadri a man ritta a canto alla scena,
che tutti erano di chiaro scuro, era figurata per Vinezia Adria finta
bellissima in mezzo al mare e sedente sopra uno scoglio con un ramo di
corallo in mano, et intorno a essa stavano Nettunno, Teti, Proteo, Nereo,
Glauco, Palemone et altri dii e ninfe marine, che le presentavano gioie,
perle et oro et altre ricchezze del mare. Et oltre ciò vi erano alcuni amori