Page 1115 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ancora che Messer Ottaviano de' Medici molto se n'adoperasse col Duca,
farlo tornare, sì brutta informazione gli era stata data de' portamenti di
Cristofano. Non essendo dunque ciò riuscito al Vasari, come quello che
amava Cristofano, si mise a far opera di levarlo almeno da S. Iustino, dove

egli con altri fuoriusciti stava in grandissimo pericolo. Onde avendo l'anno
1539 a fare per i monaci di Monte Oliveto nel monasterio di San Michele in
Bosco, fuor di Bologna, in testa d'un refettorio grande tre tavole a olio, con
tre storie lunghe braccia quattro l'una et un fregio intorno a fresco alto

braccia tre con venti storie dell'Apocalisse di figure piccole, e tutti i
monasterii di quella congregazione ritratti di naturale, con un partimento di
grottesche et intorno a ciascuna finestra braccia quattordici di festoni con
frutte ritratte di naturale, scrisse subito a Cristofano che da San Iustino

andasse a Bologna insieme con Battista Cungii borghese e suo
compatriota, il quale aveva anch'egli servito il Vasari sette anni. Costoro
dunque arrivati a Bologna, dove non era ancora Giorgio arrivato per essere
ancora a Camaldoli, dove fornito il tramezzo faceva il cartone d'un Deposto

di croce, che poi fece e fu in quello stesso luogo messo all'altare maggiore,
si misono a ingessare le dette tre tavole et a dar di mestica, insino a che
arivasse Giorgio, il quale avea dato commessione a Dattero ebreo, amico
di Messer Ottaviano de' Medici, il quale faceva banco in Bologna, che

provedesse Cristofano e Battista di quanto facea lor bisogno. E perché esso
Dattero era gentilissimo e cortese molto, facea loro mille commodità e
cortesie, per che andando alcuna volta costoro in compagnia di lui per
Bologna assai dimesticamente et avendo Cristofano una gran maglia in un

occhio e Battista gl'occhi grossi, erano così loro creduti ebrei, come era
Dattero veramente. Onde avendo una mattina un calzaiuolo a portare di
commessione del detto ebreo un paio di calze nuove a Cristofano, giunto al
monasterio disse a esso Cristofano il quale si stava alla porta a vedere far

le limosine: "Messere, sapresti voi insegnare le stanze di que' due ebrei
dipintori, che qua entro lavorano?". "Che ebrei e non ebrei", disse
Cristofano "che hai da fare con esso loro?". "Ho a dare", rispose colui,
"queste calze a uno di loro chiamato Cristofano." "Io sono uomo da bene e

migliore cristiano che non sei tu." "Sia come volete voi", replicò il calzolaio,
"io diceva così perciò che, oltre che voi sete tenuti e conosciuti per ebrei da
ognuno, queste vostre arie, che non sono del paese, mel raffermavano."
"Non più", disse Cristofano, "ti parrà che noi facciamo opere da cristiani."

Ma per tornare all'opera, arrivato il Vasari in Bologna, non passò un mese
che egli disegnando e Cristofano e Battista abbozzando le tavole con i
colori, elle furono tutte e tre fornite d'abbozzare con molta lode di
Cristofano, che in ciò si portò benissimo. Finite di abbozzare le tavole, si

mise mano al fregio, il quale se bene doveva tutto da sé lavorare
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