Page 1114 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e per Stefano Veltroni dal Monte
San Savino suo parente, e con il costoro aiuto e d'altri pittori d'Arezzo e
d'altri luoghi, condusse le sopra dette opere; nelle quali si portò Cristofano
di maniera, che fece stupire ognuno, facendo onore a sé et al Vasari, che
fu nelle dette opere molto lodato; le quali finite dimorò Cristofano in
Firenze molti giorni, aiutando al medesimo nell'apparato che si fece per le
nozze del duca Alessandro nel palazzo di Messer Ottaviano de' Medici, dove
fra l'altre cose condusse Cristofano un'arme della duchessa Margherita
d'Austria con le palle abbracciate da un'aquila bellissima, e con alcuni putti
molto ben fatti.
Non molto dopo, essendo stato ammazzato il duca Alessandro, fu fatto nel
Borgo un trattato di dare una porta della città a Piero Strozzi, quando
venne a Sestino, e fu perciò scritto da alcuni soldati borghesi fuorusciti a
Cristofano, pregandolo che in ciò volesse essere in aiuto loro. Le quali
lettere ricevute, se ben Cristofano non acconsentì al volere di coloro, volle
nondimeno per non far lor male più tosto stracciare, come fece, le dette
lettere, che palesarle, come secondo le leggi e bandi doveva, a Gherardo
Gherardi allora commessario per il signor duca Cosimo nel Borgo. Cessati
dunque i rumori e risaputasi la cosa, fu dato a molti borghesi, et in fra
gl'altri a Doceno, bando di ribello. Et il signor Alessandro Vitelli, che
sapendo come il fatto stava arebbe potuto aiutarlo, nol fece perché fusse
Cristofano quasi forzato a servirlo nell'opera del suo giardino a Città di
Castello, del quale avemo di sopra ragionato. Nella qual servitù avendo
consumato molto tempo senza utile e senza profitto, finalmente, come
disperato, si ridusse con altri fuorusciti nella villa di San Iustino, lontana dal
Borgo un miglio e mezzo, nel dominio della Chiesa, e pochissimo lontana
dal confino de' fiorentini. Nel qual luogo, come che vi stesse un pericolo,
dipinse all'abate Bufolini da Città di Castello, che vi ha bellissime e
commode stanze, una camera in una torre con uno spartimento di putti e
figure che scortano al di sotto in su molto bene e con grottesche, festoni e
maschere bellissime e più bizzarre che si possino imaginare. La qual
camera fornita, perché piacque all'abate, gliene fece fare un'altra, alla
quale desiderando di fare alcuni ornamenti di stucco e non avendo marmo
da fare polvere per mescolarla, gli servirono a ciò molto bene alcuni sassi
di fiume, venati di bianco, la polvere de' quali fece buona e durissima
presa; dentro ai quali ornamenti di stucchi fece poi Cristofano alcune storie
de' fatti de' romani, così ben lavorate a fresco, che fu una maraviglia.
In que' tempi lavorando Giorgio il tramezzo della badia di Camaldoli a
fresco di sopra e per da basso due tavole, e volendo far loro un ornamento
in fresco pieno di storie, arebbe voluto Cristofano appresso di sé, non meno
per farlo tornare in grazia del Duca che per servirsene. Ma non fu possibile,