Page 1118 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che tiravano saette, et altri che in aria volando spargevano fiori, et il resto
del campo del quadro era tutto di bellissime palme; nel secondo quadro
era il fiume della Drava e della Sava ignudi con i loro vasi; nel terzo era il
Po finto grosso e curpulento con sette figliuoli fatti per i sette rami che di
lui uscendo mettono, come fusse ciascuno di loro fiume regio, in mare. Nel
[quarto] quadro era la Brenta, con altri fiumi del Friuli. Nell'altra faccia
dirimpetto all'Adria era l'isola di Candia, dove si vedeva Giove essere
allattato dalla capra, con molte ninfe intorno; a canto a questo, cioè
dirimpetto alla Drava, era il fiume del Tagliamento et i monti di Cadoro, e
sotto a questo, dirimpetto al Po, era il lago Benaco et il Mincio che
entravano in Po; allato a questo e dirimpetto alla Brenta era l'Adice et il
Tesino entranti in mare. I quadri dalla banda ritta erano tramezzati da
queste virtù collocate nelle nicchie: Liberalità, Concordia, Pietà, Pace e
Religione. Dirimpetto nell'altra faccia erano: la Fortezza, la Prudenza Civile,
la Iustizia, una Vettoria con la guerra sotto et in ultimo una Carità. Sopra
poi erano cornicione architrave et un fregio pieno di lumi e di palle di vetro
piene d'acque stillate, acciò avendo dietro lumi rendessono tutta la stanza
luminosa. Il cielo poi era partito in quattro quadri, larghi ciascuno dieci
braccia per un verso e per l'altro otto, e tanto quanto teneva la larghezza
delle nicchie di quattro braccia, era un fregio che rigirava intorno intorno
alla cornice et alla dirittura delle nicchie, veniva nel mezzo di tutti vani un
quadro di braccia tre per ogni verso. I quali quadri erano in tutto ventitré,
senza uno che n'era doppio sopra la scena, che faceva il numero di
ventiquattro. Et in quest'erano l'Ore, cioè dodici della notte e dodici del
giorno. Nel primo de' quadri grandi dieci braccia, il quale era sopra la
scena, era il Tempo che dispensava l'Ore ai luoghi loro, accompagnato da
Eolo dio de' Venti, da Giunone e da Iride; in un altro quadro era all'entrare
della porta il carro dell'Aurora, che uscendo delle braccia a Titone andava
spargendo rose, mentre esso carro era da alcuni galli tirato; nell'altro era il
carro del Sole, e nel quarto era il carro della Notte, tirato da barbagianni,
la qual Notte aveva la luna in testa, alcune nottole innanzi e d'ogni intorno
tenebre. De' quali quadri fece la maggior parte Cristofano, e si portò tanto
bene, che ne restò ognuno maravigliato, e massimamente nel carro della
Notte, dove fece di bozze a olio quello che in un certo modo non era
possibile. Similmente nel quadro d'Adria fece que' mostri marini con tanta
varietà e bellezza, che chi gli mirava rimanea stupito come un par suo
avesse saputo tanto. Insomma, in tutta quest'opera si portò oltre ogni
credenza da valente e molto pratico dipintore, e massimamente nelle
grottesche e fogliami. Finito l'apparato di quella festa, stettono in Vinezia il
Vasari e Cristofano alcuni mesi, dipignendo al Magnifico Messer Giovanni
Cornaro il palco o vero soffittato d'una camera, nella quale andarono nove