Page 1121 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1121





cardinal Farnese che in quel tempo andò a stare a Fiorenza, di rimettere
Cristofano nella patria e tornarlo in grazia del duca Cosimo. Ma non fu
possibile, onde bisognò che il povero Cristofano si stesse così infino al
1554, nel qual tempo essendo chiamato il Vasari al servizio del duca

Cosimo, se gli porse occasione di liberare Cristofano. Aveva il vescovo de'
Ricasoli, perché sapeva di farne cosa grata a sua eccellenza, messo mano
a fare dipignere di chiaro scuro le tre facciate del suo palazzo, che è posto
in sulla coscia del ponte alla Carraia, quando Messer Sforza Almeni,

coppiere e primo e più favorito cameriere del Duca, si risolvé di voler far
anch'egli dipignere di chiaro scuro a concorrenza del vescovo la sua casa
della via de' Servi. Ma non avendo trovato pittori a Firenze secondo il suo
capriccio, scrisse a Giorgio Vasari, il quale non era anco venuto a Fiorenza,

che pensasse all'invenzione e gli mandasse disegnato quello che gli pareva
si dovesse dipignere in detta sua facciata. Per che Giorgio, il quale era suo
amicissimo e si conoscevano insino quando ambidue stavano col duca
Alessandro, pensato al tutto, secondo le misure della facciata, gli mandò

un disegno di bellissima invenzione: il quale a dirittura da capo a piedi con
ornamento vario rilegava et abelliva le finestre e riempieva con ricche
storie tutti i vani della facciata. Il qual disegno, dico, che conteneva per
dirlo brevemente tutta la vita dell'uomo dalla nascita per infino alla morte,

mandato dal Vasari a Messer Sforza, gli piacque tanto, e parimente al
Duca, che per fare egli avesse la sua perfezzione, si risolverono a non
volere che vi si mettesse mano fino a tanto che esso Vasari non fusse
venuto a Fiorenza. Il quale Vasari finalmente venuto e ricevuto da sua

eccellenza illustrissima e dal detto Messer Sforza con molte carezze, si
cominciò a ragionare di chi potesse essere il caso a condurre la detta
facciata. Per che, non lasciando Giorgio fuggire l'occasione, disse a Messer
Sforza che niuno era più atto a condurre quell'opera che Cristofano e che

né in quella, né parimente nell'opere che si avevano a fare in palazzo,
potea fare senza l'aiuto di lui. Laonde, avendo di ciò parlato Messer Sforza
al Duca, dopo molte informazioni trovatosi che il peccato di Cristofano non
era sì grave come era stato dipinto, fu da sua eccellenza il cattivello

finalmente ribenedetto. La qual nuova avendo avuta il Vasari, che era in
Arezzo a rivedere la patria e gl'amici, mandò subito uno a posta a
Cristofano, che di ciò niente sapeva, a dargli sì fatta nuova. All'avuta della
quale fu per allegrezza quasi per venir meno; tutto lieto adunque,

confessando niuno avergli mai voluto meglio del Vasari, se n'andò la
mattina vegnente da Città di Castello al Borgo, dove, presentate le lettere
della sua liberazione al commessario, se n'andò a casa del padre, dove la
madre, et il fratello che molto innanzi si era ribandito, stupirono. Passati

poi due giorni se n'andò ad Arezzo, dove fu ricevuto da Giorgio con più
   1116   1117   1118   1119   1120   1121   1122   1123   1124   1125   1126