Page 1122 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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festa che se fusse stato suo fratello, come quelli che da lui si conoscea
tanto amato, che era risoluto voler fare il rimanente della vita con esso lui.
D'Arezzo poi venuti ambidue a Firenze, andò Cristofano a baciar le mani al
Duca, il quale lo vide volentieri e restò maravigliato, perciò che, dove avea
pensato veder qualche gran bravo, vide un omicciatto il migliore del
mondo. Similmente essendo molto stato carezzato da Messer Sforza, che
gli pose amor grandissimo, mise mano Cristofano alla detta facciata, nella
quale, perché non si poteva ancor lavorare in palazzo, gl'aiutò Giorgio,
pregato da lui, a fare per le facciate alcuni disegni delle storie, disegnando
anco tal volta nell'opera sopra la calcina di quelle figure che vi sono. Ma se
bene vi sono molte cose ritocche dal Vasari, tutta la facciata nondimeno e
la maggior parte delle figure e tutti gl'ornamenti, festoni et ovati grandi,
sono di mano di Cristofano, il quale, nel vero, come si vede, valeva tanto
nel maneggiar i colori in fresco che si può dire, e lo confessa il Vasari, che
ne sapesse più di lui. E se si fusse Cristofano, quando era giovanetto,
essercitato continovamente negli studii dell'arte (perciò che non disegnava
mai, se non quando aveva a mettere in opera) et avesse seguitato
animosamente le cose dell'arte, non arebbe avuto pari, veggendosi che la
pratica, il giudizio e la memoria gli facevano in modo condurre le cose
senza altro studio, che egli superava molti che invero ne sapevano più di
lui. Né si può credere con quanta pratica e prestezza egli conducesse i suoi
lavori, e quando si piantava a lavorare e fusse di che tempo si volesse, sì
gli dilettava, che non levava mai capo dal lavoro, onde altri si poteva di lui
promettere ogni gran cosa. Era oltre ciò tanto grazioso nel conversare e
burlare mentre che lavorava, che il Vasari stava tal volta dalla mattina fino
alla sera in sua compagnia lavorando, senza che gli venisse mai a fastidio.
Condusse Cristofano questa facciata in pochi mesi, senzaché tal volta
stette alcune settimane senza lavorarvi, andando al Borgo a vedere e
godere le cose sue. Né voglio che mi paia fatica raccontare gli spartimenti
e figure di quest'opera, la quale potrebbe non aver lunghissima vita, per
esser all'aria e molto sottoposta ai tempi fortunosi: né era a fatica fornita,
che da una terribile pioggia e grossissima grandine fu molto offesa, et in
alcuni luoghi scalcinato il muro. Sono adunque in questa facciata tre
spartimenti: il primo è, per cominciarmi, da basso, dove sono la porta
principale e le due finestre; il secondo è dal detto davanzale insino a quello
del secondo finestrato, et il terzo è dalle dette ultime finestre insino alla
cornice del tetto. E sono oltre ciò in ciascun finestrato sei finestre, che
fanno sette spazii, e secondo quest'ordine fu divisa tutta l'opera per
dirittura dalla cornice del tetto infino a terra. A canto dunque alla cornice
del tetto è in prospettiva un cornicione con mensole che risaltano sopra un
fregio di putti, sei de' quali per la larghezza della facciata stanno ritti, cioè