Page 1120 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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stette molti mesi facendo poco altro che andar veggendo, ma nondimeno
acquistò tanto, che tornato di nuovo a S. Iustino fece per capriccio in una
sala alcune figure tanto belle, che pareva che l'avesse studiate venti anni.
Dovendo poi andare il Vasari l'anno 1545 a Napoli a fare ai frati di Monte

Uliveto un refettorio di molto maggior opera che non fu quella di San
Michele in Bosco di Bologna, mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e
Stefano sopra detti, suoi amici e creati, i quali tutti si trovarono al tempo
determinato in Napoli, eccetto Cristofano, che restò per essere ammalato.

Tuttavia essendo sollecitato dal Vasari si condusse in Roma per andare a
Napoli, ma ritenuto da Borgognone suo fratello, che era anch'egli
fuoruscito, et il quale lo voleva condurre in Francia, si perdé
quell'occasione; ma ritornando il Vasari l'anno 1546 da Napoli a Roma per

fare ventiquattro quadri che poi furono mandati a Napoli e posti nella
sagrestia di San Giovanni Carbonaro, nei quali dipinse in figure d'un braccio
o poco più storie del Testamento Vecchio e della vita di San Giovanni
Battista, e per dipignere similmente i portelli dell'organo del piscopio che

erano alti braccia sei, si servì di Cristofano, che gli fu di grandissimo aiuto e
condusse figure e paesi in quell'opere molto eccellentemente. Similmente
aveva disegnato Giorgio servirsi di lui nella sala della Cancelleria, la quale
fu dipinta con i cartoni di sua mano e del tutto finita in cento giorni, per lo

cardinal Farnese, ma non gli venne fatto, perché amalatosi Cristofano, se
ne tornò a San Giustino subito che fu cominciato a migliorare, et il Vasari
senza lui finì la sala, aiutato da Raffaello dal Colle, da Gianbatista Bagna
Cavallo bolognese, da Roviale e Bizzera spagnuoli, e da molti altri suoi

amici e creati.
Da Roma tornato Giorgio a Fiorenza e di lì dovendo andare a Rimini, per

fare all'abate Gian Matteo Faettani nella chiesa de' monaci di Monte
Oliveto una cappella a fresco et una tavola, passò da San Giustino per
menar seco Cristofano, ma l'abate Buffolino, al quale dipigneva una sala,
non volle per allora lasciarlo partire, promettendo a Giorgio che presto

gliela manderebbe fino in Romagna. Ma non ostanti cotali promesse stette
tanto a mandarlo, che quando Cristofano andò trovò esso Vasari non solo
aver finito l'opere di quell'abbate, ma aveva anco fatto una tavola all'altar
maggiore di San Francesco d'Arimini per Messer Niccolò Marcheselli, et a

Ravenna nella chiesa di Classi de' monaci di Camaldoli un'altra tavola al
padre don Romualdo da Verona, abbate di quella badia. Aveva apunto
Giorgio l'anno 1550 non molto innanzi fatto in Arezzo nella badia di Santa
Fiore de' monaci Neri, cioè nel refettorio, la storia delle nozze d'Ester, et in

Fiorenza nella chiesa di San Lorenzo alla cappella de' Martelli la tavola di
San Gismondo quando, essendo creato papa Giulio Terzo, fu condotto a
Roma al servigio di Sua Santità, là dove pensò al sicuro, col mezzo del
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