Page 1140 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1140
Ioseffo in figure piccole, veramente bellissime. Ma chi vuol veder quanto
egli facesse di meglio nella sua vita, per considerare l'ingegno e la virtù di
Iacopo nella vivacità delle teste, nel compartimento delle figure, nella
varietà dell'attitudini e nella bellezza dell'invenzione, guardi in questa
camera del Borgherini, gentiluomo di Firenze, all'entrare della porta nel
canto a man manca, un'istoria assai grande pur di figure piccole, nella
quale è quando Iosef in Egitto, quasi re e principe, riceve Iacob suo padre
con tutti i suoi fratelli e figliuoli di esso Iacob con amorevolezze incredibili;
fra le quali figure ritrasse a' piedi della storia a sedere sopra certe scale
Bronzino, allora fanciullo e suo discepolo, con una sporta, che è una figura
viva e bella a maraviglia. E se questa storia fusse nella sua grandezza
(come è piccola) o in tavola grande o in muro, io ardirei di dire che non
fusse possibile vedere altra pittura fatta con tanta grazia, perfezzione e
bontà, con quanta fu questa condotta da Iacopo, onde meritamente è
stimata da tutti gl'artefici la più bella pittura che il Puntormo facesse mai.
Né è maraviglia che il Borgherino la tenesse quanto faceva in pregio, né
che fusse ricerco da grand'uomini di venderla per donarla a grandissimi
signori e principi.
Per l'assedio di Firenze, essendosi Pierfrancesco ritirato a Lucca,
Giovanbattista della Palla, il quale disiderava con altre cose che conduceva
in Francia d'aver gl'ornamenti di questa camera e che si presentassero al re
Francesco a nome della Signoria, ebbe tanti favori e tanto seppe fare e
dire, che il gonfalonieri et i signori diedero commessione si togliesse e si
pagasse alla moglie di Pierfrancesco. Per che, andando con Giovambattista
alcuni ad essequire in ciò la volontà de' signori, arivati a casa di
Pierfrancesco, la moglie di lui che era in casa, disse a Giovambattista la
maggior villania che mai fusse detta ad altro uomo: "Adunque", diss'ella,
"vuoi essere ardito tu Giovambattista, vilissimo rigattiere, mercatantuzzo di
quattro danari, di sconficcare gl'ornamenti delle camere de' gentiluomini e
questa città delle sue più ricche et onorevoli cose spogliare, come tu hai
fatto e fai tuttavia, per abbellirne le contrade straniere et i nimici nostri? Io
di te non mi maraviglio, uomo plebeo e nimico della tua patria, ma dei
magistrati di questa città, che ti comportano queste scelerità abominevoli.
Questo letto, che tu vai cercando per lo tuo particolare interesse et
ingordigia di danari, come che tu vada il tuo malanimo con finta pietà
ricoprendo, è il letto delle mie nozze, per onor delle quali Salvi mio suocero
fece tutto questo magnifico e regio apparato, il quale io riverisco per
memoria di lui e per amore di mio marito, et il quale io intendo col proprio
sangue e colla stessa vita difendere. Esci di questa casa con questi tuoi
masnadieri, Giovambattista, e vadi a chi qua ti ha mandato comandando
che queste cose si lievino dai luoghi loro, che io son quella che di qua entro