Page 1150 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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onde essendo ricerco molte volte da gentiluomini che disideravano avere
dell'opere sue, et una volta particolarmente dal Magnifico Ottaviano de'
Medici, non gli volle servire, e poi si sarebbe messo a fare ogni cosa per un
uomo vile e plebeo e per vilissimo prezzo. Onde il Rossino muratore,
persona assai ingegnosa secondo il suo mestiere, facendo il goffo, ebbe da
lui per pagamento d'avergli mattonato alcune stanze e fatto altri
muramenti, un bellissimo quadro di Nostra Donna, il quale facendo Iacopo,
tanto sollecitava e lavorava in esso, quanto il muratore faceva nel murare.
E seppe tanto ben fare il prelibato Rossino, che oltre il detto quadro cavò di
mano a Iacopo un ritratto bellissimo di Giulio cardinal de' Medici, tolto da
uno di mano di Raffaello, e da vantaggio un quadretto d'un Crucifisso molto
bello, il quale, se bene comperò il detto Magnifico Ottaviano dal Rossino
muratore per cosa di mano di Iacopo, nondimeno si sa certo che egli è di
mano di Bronzino, il quale lo fece tutto da per sé, mentre stava con Iacopo
alla Certosa, ancor che rimanesse poi, non so perché, appresso al
Puntormo. Le quali tutte tre pitture cavate dall'industria del muratore di
mano a Iacopo sono oggi in casa Messer Alessandro de' Medici figliuolo di
detto Ottaviano. Ma ancor che questo procedere del Puntormo, e questo
suo vivere soletario et a suo modo fusse poco lodato, non è però se chi che
sia volesse scusarlo, che non si potesse. Conciò sia che di quell'opere che
fece se gli deve avere obligo; e di quelle che non gli piacque di fare, non
l'incolpare e biasimare. Già non è niuno artefice obligato a lavorare se non
quando e per chi gli pare; e se egli ne pativa, suo danno. Quanto alla
solitudine, io ho sempre udito dire ch'ell'è amicissima degli studi. Ma
quando anco così non fusse, io non credo che si debba gran fatto biasimare
chi senza offesa di Dio e del prossimo vive a suo modo, et abita e pratica
secondo che meglio aggrada alla sua natura.
Ma per tornare (lasciando queste cose da canto) all'opere di Iacopo,
avendo il duca Alessandro fatto in qualche parte racconciare la villa di
Careggi, stata già edificata da Cosimo Vecchio de' Medici, lontana due
miglia da Firenze, e condotto l'ornamento della fontana et il laberinto che
girava nel mezzo d'uno cortile scoperto, in sul quale rispondono due logge,
ordinò sua eccellenza che le dette logge si facessero dipignere da Iacopo,
ma se gli desse compagnia acciò che le finisse più presto e la
conversazione, tenendolo allegro, fusse cagione di farlo, senza tanto
andare ghiribizzando e stillandosi il cervello, lavorare. Anzi il Duca stesso,
mandato per Iacopo, lo pregò che volesse dar quell'opera quanto prima del
tutto finita. Avendo dunque Iacopo chiamato il Bronzino, gli fece fare in
cinque piedi della volta una figura per ciascuno, che furono la Fortuna, la
Iustizia, la Vittoria, la Pace e la Fama. E nell'altro piede, che in tutto son
sei, fece Iacopo di sua mano un amore. Dopo, fatto il disegno d'alcuni putti