Page 1164 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIROLAMO E DI BARTOLOMEO GENGA E DI

GIOVAMBATTISTA SAN MARINO GENERO DI GIROLAMO PITTORI
FIORENTINI


Girolamo Genga, il quale fu da Urbino, essendo da suo padre di dieci anni

messo all'Arte della Lana, perché l'essercitava malissimo volentieri, come
gli era dato luogo e tempo di nascosto con carboni e con penne da scrivere
andava disegnando. La qual cosa vedendo alcuni amici di suo padre,

l'essortarono a levarlo da quell'arte e metterlo alla pittura, onde lo mise in
Urbino appresso di certi maestri di poco nome, ma veduta la bella maniera
che avea e ch'era per far frutto, come'egli fu di quindici anni lo accomodò
con maestro Luca Signorelli da Cortona, in quel tempo nella pittura
maestro eccellente, col quale stette molti anni e lo seguitò nella Marca

d'Ancona in Cortona et in molti altri luoghi, dove fece opere e
particolarmente ad Orvieto, nel Duomo della qual città fece, come s'è
detto, una cappella di Nostra Donna con infinito numero di figure, nella

quale continuamente lavorò detto Girolamo e fu sempre de' migliori
discepoli ch'egli avesse. Partitosi poi da lui, si mise con Pietro Perugino,
pittore molto stimato, col quale stette tre anni circa et attese assai alla
prospettiva, che da lui fu tanto ben capita e bene intesa, che si può dire
che ne divenisse eccellentissimo, sì come per le sue opere di pittura e di

architettura si vede, e fu nel medesimo tempo che con il detto Pietro stava
il divino Raffaello da Urbino, che di lui era molto amico. Partitosi poi da
Pietro se n'andò da sé a stare in Fiorenza, dove studiò tempo assai; dopo,

andato a Siena vi stette appresso di Pandolfo Petrucci anni e mesi, in casa
del quale dipinse molte stanze, che per essere benissimo disegnate e
vagamente colorite meritorno essere viste e lodate da tutti i senesi e
particolarmente dal detto Pandolfo, dal quale fu sempre benissimo veduto
et infinitamente accarezzato. Morto poi Pandolfo, se ne tornò a Urbino,

dove Guidobaldo duca Secondo lo trattenne assai tempo, facendogli
dipignere barde da cavallo che si usavano in que' tempi, in compagnia di
Timoteo da Urbino pittore di assai buon nome e di molta esperienzia,

insieme col quale fece una cappella di S. Martino nel Vescovado per Messer
Giovampiero Arivabene mantovano, allora vescovo d'Urbino, nella quale
l'uno e l'altro di loro riuscì di bellissimo ingegno sì come l'opera istessa
dimostra, nella qual è ritratto il detto Vescovo che pare vivo. Fu anco
particolarmente trattenuto il Genga da detto Duca, per far scene et

apparati di commedie, le quali perché aveva bonissima intelligenza di
prospettiva e gran principio di architettura, faceva molto mirabili e belli.
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