Page 117 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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certe parole che sono scritte intorno alla testa di Cristo, e le mandano
all'orecchie d'una Nostra Donna che a man ritta sta piangendo, e dall'altro
lato a S. Giovanni Evangelista, che è tutto dolente, a man sinistra; e sono
le parole alla Vergine: Mulier, ecce filius tuus, e quelle a S. Giovanni: Ecce

mater tua, e quelle che tiene in mano un altr'angelo appartato dicono: Ex
illa hora accepit eam discipulus in suam. Nel che è da considerare che
Cimabue cominciò a dar lume et aprire la via all'invenzione, aiutando l'arte
con le parole per esprimere il suo concetto, il che certo fu cosa capricciosa

e nuova.
Ora, perché mediante queste opere s'aveva acquistato Cimabue, con molto

utile, grandissimo nome, egli fu messo per architetto in compagnia
d'Arnolfo Lapi, uomo allora nell'architettura eccellente, alla fabrica di S.
Maria del Fiore in Fiorenza. Ma finalmente, essendo vivuto sessanta anni,
passò all'altra vita l'anno milletrecento, avendo poco meno che resuscitata

la pittura. Lasciò molti discepoli, e fra gli altri Giotto che poi fu eccellente
pittore; il quale Giotto abitò dopo Cimabue nelle proprie case del suo
maestro nella via del Cocomero. Fu sotterrato Cimabue in S. Maria del
Fiore, con questo epitaffio fattogli da uno de' Nini:



Credidit ut Cimabos picturae castra tenere,

sic tenuit vivens; nunc tenet astra poli.



Non lascerò di dire che, se alla gloria di Cimabue non avesse contrastato la
grandezza di Giotto suo discepolo, sarebbe stata la fama di lui maggiore,
come ne dimostra Dante nella sua Commedia, dove alludendo
nell'undecimo canto del Purgatorio alla stessa inscrizzione della sepoltura,
disse:



Credette Cimabue nella pintura

tener lo campo, et ora ha Giotto il grido;

sì che la fama di colui oscura.


Nella dichiarazione de' quali versi, un comentatore di Dante, il quale scrisse

nel tempo che Giotto vivea, e dieci o dodici anni dopo la morte d'esso
Dante, cioè intorno agli anni di Cristo milletrecentotrentaquattro, dice,
parlando di Cimabue, queste proprie parole precisamente: "Fu Cimabue di
Firenze pintore nel tempo di l'autore, molto nobile di più che omo sapesse,

e con questo fue sì arogante e sì disdegnoso, che si per alcuno li fusse a
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