Page 1180 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'ultimo miracolo di Michele, imperò che, avendo a pena fatto tutto questo
primo ordine descritto, finì il corso di sua vita. Onde rimase imperfetta
quest'opera, che non si finirà mai altrimenti, non mancando alcuni maligni
(come quasi sempre nelle gran cose adiviene) che la biasimano,

sforzandosi di sminuire l'altrui lodi con la malignità e maladicenza, poi che
non possono con l'ingegno pari cose a gran pezzo operare.

Fece il medesimo un'altra porta in Verona, detta di San Zeno, la quale è
bellissima, anzi in ogni altro luogo sarebbe maravigliosa, ma in Verona è la
sua bellezza et artifizio dall'altre due sopra dette offuscata. È similmente
opera di Michele il bastione, o vero baluardo, che è vicino a questa porta, e

similmente quello che è più a basso riscontro a S. Bernardino, et un altro
mezzo che è riscontro al Campo Marzio, detto dell'Acquaio, e quello che di
grandezza avanza tutti gl'altri, il quale è posto alla catena dove l'Adice
entra nella città. Fece in Padova il bastione detto il Cornaro e quello

parimente di Santa Croce, i quali amendue sono di maravigliosa grandezza
e fabricati alla moderna, secondo l'ordine stato trovato da lui. Imperò che il
modo di fare i bastioni a cantoni fu invenzione di Michele, per ciò che prima
si facevano tondi. E dove quella sorte di bastioni erano molto difficili a

guardarsi, oggi, avendo questi dalla parte di fuori un angolo ottuso,
possono facilmente esser diffesi, o dal cavaliero edificato vicino fra due
bastioni, o vero dall'altro bastione se sarà vicino e la fossa larga. Fu anco
sua invenzione il modo di fare i bastioni con le tre piazze, però che le due

dalle bande guardano e difendono la fossa e le cortine con le canoniere
aperte et il molone del mezzo si difende et offende il nemico dinanzi. Il
qual modo di fare è poi stato imitato da ognuno e si è lasciata quell'usanza
antica delle canoniere sotterranee, chiamate case matte, nelle quali, per il

fumo et altri impedimenti, non si potevano maneggiare l'artiglierie,
senzaché indebolivano molte volte il fondamento de' torrioni e delle
muraglie. Fece il medesimo due molto belle porte a Legnago, fece lavorare
in Peschiera nel primo fondare di quella fortezza e similmente molte cose

in Brescia. E tutto fece sempre con tanta diligenza e con sì buon
fondamento, che niuna delle sue fabriche mostrò mai un pelo. Ultimamente
rassettò la fortezza della Chiusa sopra Verona, facendo commodo ai
passeggeri di passare senza entrare per la fortezza, ma in tal modo però

che levandosi un ponte da coloro che sono di dentro, non può passare
contra lor voglia nessuno, né anco appresentarsi alla strada che è
strettissima e tagliata nel sasso. Fece parimente in Verona, quando prima
tornò da Roma, il bellissimo ponte sopra l'Adice, detto il Ponte nuovo, che

gli fu fatto fare da Messer Giovanni Emo allora podestà di quella città, che
fu ed è cosa maravigliosa per la sua gagliardezza.

Fu eccellente Michele non pure nelle fortificazioni, ma ancora nelle fabriche
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